Gesù nasce in chi ci crede
Negli appunti di questi anni trovo sempre qualcosa che mi fa bene e allora lo ripropongo, a me e a voi, provando ad aggiungere qualcosina che speriamo sia lo Spirito a suggerire. Quanti temi nella liturgia di oggi, quante suggestioni, quale ricchezza! La benedizione, la luce, il volto, il nome, la solidarietà di Dio con gli uomini, il tempo, il conservare e il custodire di Maria: davvero tanto ci viene regalato ogni volta, all' inizio di un anno.
Abbiamo pregato così con la Colletta: tutta la nostra vita si renda disponibile ad accogliere il tuo dono. Soltanto poche ore fa nella messa della domenica chiedevamo di essere capaci proprio di questo: come Simeone accogliere nel nostro abbraccio Gesù, con mani che sappiano costruire ponti verso ogni fratello e non muri rischiando di lasciarlo fuori della nostra vita.
Mi pare significativo, (forse mi ripeto anche quest'anno), che la prima parola di Dio alla quale veniamo affidati oggi sia la parola della benedizione: Così benedirete gli israeliti. All'inizio di un nuovo anno, raggiunto dalla benedizione di Dio, ognuno di noi è chiamato a benedire. Il ritornello del salmo responsoriale di oggi credo ci possa anche aiutare a capire il perché di tante nostre fatiche nel benedire i fratelli: Dio abbia pietà di noi e ci benedica. Pietà e benedizione sono intimamente legate. Se io sono un uomo impietoso, un uomo cioè incapace di coinvolgermi nella vicenda e nella condizione dei miei fratelli, sono anche incapace di benedire, se invece un senso di pietà mi pervade, ecco che posso riconoscere il bene di cui l'altro è capace. E la benedizione di Dio non sono semplicemente parole: la benedizione di Dio è custodia, è cura. Benedire è avvolgere l'altro, amare, proteggere, custodire, perché sai che l'altro porta in sé un tesoro, perché sai che l'altro è un tesoro. In questo anno pastorale, domandandoci "dov'è tuo fratello?" ci domandiamo in fondo dove sia il nostro tesoro!
Parte di questa cura, di questa custodia è illuminare l'altro con il proprio volto: il Signore faccia risplendere per te il suo volto; ed ecco che l'impegno è sempre più arduo, difficile potrebbe dire qualcuno, bello invece, ci dice Dio: ogni fratello, ogni sorella ha la caratteristica dell'unicità, e su tutti e su ciascuno, come se fosse l'unico, risplende il mio volto, su tutti e su ciascuno quindi risplenda il nostro volto.
(Mentre rileggo gli appunti di qualche anno fa, trovo anche questa considerazione che trovo per me sempre più attuale: perché un volto risplenda, non è necessario essere nel fiore degli anni o nel pieno della propria vigoria fisica. Negli ultimi giorni sono stato benedetto da due volti: il volto di Stefania e il volto di Maria. Due donne al termine del loro cammino terreno, due donne profondamente malate, due donne con un volto capace di illuminarsi e di risplendere ogni qualvolta un amico, un figlio, un sacerdote, un infermiere si avvicinavano al loro letto, due donne accoglienti nel loro dolore e nella loro fatica, proprio per questo due donne capaci di benedire con un sorriso... penso allora a quanti volti in questi anni hanno illuminato il mio volto).
La bellezza di questa pagina del libro dei Numeri non si esaurisce qui, c'è ancora qualcosa di molto concreto che diventa compito per noi che ascoltiamo queste parole: quello che viene tradotto con: ti faccia grazia, gli esegeti dicono che in ebraico rende il piegarsi di Dio, il curvarsi amoroso di Dio. Mi pare di avvertire qui tutto il coinvolgimento, tutta la prossimità, tutta la vicinanza di Dio alle sue creature. Ecco che una volta di più il Natale ci viene incontro per quello che realmente è: non una irruzione dall'alto in basso, ma un "impastarsi" con l'umanità, un impietosirsi per usare lo stesso linguaggio di alcune righe più sopra.
S. Paolo afferma prima di tutto che quella di Gesù è una nascita che viene da una donna, nato da donna! Un Dio pienamente immerso nella storia umana quindi, che non si chiama fuori ma anzi desidera incrociare il cammino di ogni uomo e di ogni donna. In Gesù la storia e il tempo raggiungono la loro pienezza: quando venne la pienezza del tempo; la nostra vita è ricolma della presenza di Dio perché Gesù condivide in tutto la condizione umana. Nasce sotto la Legge, cioè nella solidarietà con il suo popolo, da una donna, nella solidarietà con ogni figlio di donna, senza esclusione alcuna (comunità monastica della Ss. Trinità di Dumenza).
Leggevo in un bel commento di don Daniele Simonazzi che i pastori, come Maria, vanno senza indugio, in fretta, e mi piace che anche loro, che così regolari, così santi non erano, possano essere visti come immagine della chiesa, proprio come Maria. Una chiesa chiamata ad andare senza indugio e come i pastori chiamata a (controllate i verbi nel passaggio di vangelo di oggi), vedere, riferire ciò che è stato detto loro, trovare, tornare, glorificare, lodare, ascoltare. Mi piace che chi ascolta sia stupito dai pastori, mi piace che Maria custodisca e mediti le parole dei pastori e gli accadimenti di quei giorni. È lo stesso stupore che nasce nelle persone che ascoltano i testimoni della Risurrezione, di più: sono gli stessi verbi e le stesse azioni che compiranno coloro che saranno testimoni della Risurrezione.
Alle volte penso che sia chiaro e lampante che Gesù è esistito perché sono troppe le testimonianze storiche su di lui; eppure qui si dice qualcosa di diverso: la nascita di Gesù non è garantita da prove ma da qualcuno che si è fidato, è andato, e ha trovato come gli è stato detto! Vai a Betlemme per fede e Gesù nasce; vai al sepolcro per fede nelle parole di Maria di Magdala e vedi, e credi! Gesù è nato perché qualcuno ci ha creduto, Dio esiste perché ci crediamo; quante volte, scrive don Daniele, qualcuno ha cominciato ad esistere perché abbiamo cominciato ad amarlo/a e a credere in lui/lei.
Ancora una volta il Vangelo è liberante, non siamo costretti. Gesù nasce nelle persone che ci credono!