Omelia (08-05-2002)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento Atti 17,32-34

Dalla Parola del giorno
Quando sentirono parlare di resurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: "Ti sentiremo su questo un'altra volta". Così Paolo uscì da quella riunione. Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro dell'Areopago, una donna di nome Damaris e altri con loro.

Come vivere questa Parola?
Evangelizzare le culture è quello che oggi la Chiesa si prefigge. E' come dire a noi: inculturiamo il vangelo, troviamo il giusto punto d'inserimento della continua e unica NOVITÀ di Cristo nella situazione culturale che incontriamo, nelle sfide del nostro oggi. E' quello che magistralmente ha fatto S.Paolo in uno degli ambienti più "acculturati" dell'antichità: l'areopago di Atene. Egli si rallegra con gli ateniesi, perché ha visto tra i loro monumenti uno dedicato "al Dio ignoto". Non demolisce con critiche amare quell'incompiuta ricerca di Dio, anche se vede che è un muoversi "come a tentoni". Anzi, ne fa l'appiglio per annunciare che "in Dio viviamo, respiriamo ed esistiamo". E ancora saldando l'annuncio all'intuizione di un antico poeta greco, rivela che davvero noi siamo gente divinizzata: "stirpe di Dio". Però non cela tutto il fulgore della verità, non la tarpa, per paura di un rifiuto. In effetti, quando parla di Gesù risorto, scattano le derisioni, l'andarsene per altre strade. Il seme, comunque, non è sceso invano. Un uomo di cultura Dionigi, una donna Damaris e altri si aprono alla fede.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosterò a riflettere sull'approccio di Paolo, splendido di coraggiosa fede oltre, non contro l'intelligenza e la cultura. E chiederò di non nascondere sotto il moggio la luce delle mie convinzioni, lasciandomi condizionare da vane paure. Questa è l'ora in cui chi crede deve convertire talmente il proprio cuore a Cristo, colmarsi totalmente della sua Parola, da lasciarla liberamente traboccare nei suoi contatti col mondo.

La voce del Papa
Nelle virtù della benevolenza e del bene, della delicatezza e del coraggio che vengono esaltate dalle vostre tradizioni religiose, io ritrovo i frutti dell'opera di quello Spirito divino che secondo la nostra fede è "amico dell'uomo", riempie la terra e tutto contiene. Lo stesso Spirito crea in tutti gli uomini e in tutte le religioni questa apertura alla trascendenza, questa ininterrotta ricerca di Dio.
Giovanni Paolo II ai rappresentanti delle religioni nipponiche