Omelia (21-01-2018)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Gn 3,1-5.10; Sal 24; 1Cor 7,29-31; Mc 1,14-20

Le letture liturgiche di questa domenica ci dicono che Gesù è la buona notizia che venuto, perché inviato dal Padre, a parlarci di lui. C'è da chiederci se noi che, diciamo di essere cristiani, siamo consci che quanto ci viene detto nel vangelo, e se questo è per noi veramente una buona notizia.

Siamo cristiani, cioè credenti in Cristo Gesù o solamente, come si dice dalle mie parti, per essere distinti dalle bestie. Si è cristiani a una sola condizione: che creda nella Parola di Dio incarnata, che è Gesù Cristo, il quale è venuto a dirci: aprite bene, in maniera idonea, le pupille e vedrete che il regno di Dio è in mezzo a voi. In lui, Gesù Cristo, Dio instaura il suo regno di salvezza, non solamente per alcuni, ma per tutti gli uomini di buana volontà.

Credere alla rivelazione e alla sposa dell'Agnello favorisce il cammino di conversione a Dio, il quale è condizione indispensabile per la salvezza; salvezza che si ottiene col perdono dei peccati, la penitenza e le elemosine.


La prima lettura di questa 3a domenica del tempo ordinario è tratta dal libro del profeta Giona, foglio di Amitatài. Questi visse e profetizzò ai tempi in cui fu re di Israele Geroboamo II, come sta scritto I 2Re 14,25. il libro dei "profeti" a lui attribuito, contiene la più breve predica rivolta, non agli Israeliti, ma agli abitanti di Ninive, Assiri medici di Israele. Giona rifiuta, inizialmente, di obbedire al comando del Signore, va a Giaffa e si imbarca per Tarsis. Dopo l'avventura in mare, Giona è invitato nuovamente da Dio a recarsi alla grande città di Ninive e a percorrerla tutta in tre giorni, predicando: " Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta". La sua predicazione portò gli abitanti della grande città alla conversione, con grande dispiacere di Giona. Infatti essi "bandirono un digiuno, vestirono di sacco dal più grande al più piccolo. Dio vide... e si impietosì.

Il significato di questo libro, che gli ebrei leggono nel giorno di Yom Kippùr (giorno di espiazione), evidenzia la forza dell'espiazione. Per i cristiani fa riferimento alla resurrezione di Gesù Cristo: " Il segno di Giona".

Per concludere, il vero credente non è quello che frequenta assiduamente le sagrestie e profuma d'incenso, ma colui che accetta con che gli accade nella vita e si batte il petto chiedendo perdono per i suoi peccati.


Questo è un Salmo alfabetico, insieme ad altri otto salmi, appartiene al primo libro dei salmi ed è di attualità universale per i veri credenti che chiedono a Dio il dono della fedeltà all'alleanza e il perdono per l'infedeltà a questa commesse. Il salmista si accusa davanti a Dio della sua condizione di peccatore, che si protrae dalla sua giovane età fino al momento in cui scrive il salmo. Invoca la misericordia di Dio e con essa, il perdono dei suoi peccati.


San Paolo nella sua lettera 1 Cor, quasi alla fine cel settimo capitolo, capitolo in cui parla dell'onestà del celibato e del matrimonio ( vv. 1-9), dell'indissolubilità del matrimonio ( vv 10-24), nei ( vv 25-40) ci fa conoscere il suo pensiero sull'eccellenza del celibato sul matrimonio. In particolare, nei vv. 29-35, oggetto della seconda odierna lettura e nostra riflessione, Paolo spiega il motivo per il quale si ritiene preferibile la verginità al matrimonio: le sollecitudini della vita presente impediscono ( il tempo si è fatto breve) all'uomo di pensare solamente a Dio. Se il tempo si fatto breve è opportuno distaccarci dalle cose della terra che ci allontanino da Dio, unico fine, per cui egli ci ha creato e a cui noi tendiamo. Ma subito dopo precisa che nel matrimonio la modalità per fare ciò che può tornare a maggior gloria di Dio è la periodica, continenza concordata e accettata da entrambi.


Il Vangelo di Marco, che la liturgia di questa seconda domenica del tempo ordinario sottopone alla nostra attenzione, è quello che narra ciò che succedette dopo che Giovanni Battista fu arrestato. Gesù, dopo aver lasciato il Giordano, si reca in Galilea e inaugura la sua predicazione annunciando: il tempo è compiuto, è giunto il momento favorevole, non lasciatevelo sfuggire. Il momento favorevole è ormai alla portata di chi crede che Gesù è il Figlio Prediletto. Questo lo si sa ormai da più di duemila anni, ma lui lo proclama sempre. tramite la Chiesa, tutte le volte che sentiamo: " Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo". In questa proclamazione c'è un'assonanza con la predicazione di Giona a Ninive; assonanza nelle parole, ma dissonanza di cuori.

La conversione, nel linguaggio di Gesù ha lo stesso significato di quella del Padre: rovesciamento di posizione, inversione di marcia. Quindi siamo invitati, a convergere lo sguardo su Dio, da Gesù che si è incarnato per comunicare, a noi povere creature del Padre, jl volto accogliente e di apertura l'altro, di Dio. Dio non solo è l'infinito della generosità ma è anche l'assoluto della tenerezza. Il Signore ci ha scelti, per essere testimoni nel mondo della Buona novella da lui proclamata e ci ha confidato ciò che ha di più caro: Dio infinita tenerezza.


Revisione di vita

- Dio ci ha chiamato per collaborare alla crescita del suo regno: noi stiamo vivendo la sua chiamata?

- Siamo convinti che il nostro impegno nei riguardi di quanti sono in cammino verso il matrimonio faccia capire loro che noi amiamo veramente il Dio di Gesù?

- La nostra società è costruita sulla giustizia, i tribunali, le prigioni: siamo ancora del parere che il peccato deve essere espiato per poter essere perdonato oppure che deve essere perdonato per poter essere riparato?


Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari