Omelia (19-05-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Quando sentirono parlare di resurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: «Ti sentiremo su questo un'altra volta». Come vivere questa parola? Il brano degli Atti degli Apostoli della liturgia odierna, sembrerebbe offrirci l'esempio di una catechesi modello. Si parte valorizzando la cultura locale. Il discorso, curato fin nei particolari, è portato avanti in modo avvincente per poi sfociare nell'annuncio salvifico: Cristo è risorto!. Ci si aspetterebbe un esito brillante. E invece no. La più bruciante sconfitta Paolo la registra proprio in questa circostanza. Da allora egli abbandonerà la via dei discorsi eruditi per puntare diritto su Cristo. Quel Cristo che lo ha bloccato sulla via di Damasco conquistandolo talmente che ora tutto il resto non è per lui altro che "spazzatura". Quel Gesù di cui dirà: "Per me vivere è Cristo". E sarà la sua stessa vita a proporlo. Di qui la forza e la credibilità di un annuncio che pure risulta "scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani". Oggi come ieri. Sì, nella nostra società scristianizzata c'è bisogno che il lieto annuncio di un Dio che si è incarnato per Amore e per Amore è morto e risorto torni a "scandalizzarci". Scuota il torpore di una fede che non si pone più domande, limitandosi al distaccato: "Ti sentiremo su questo un'altra volta". La terapia d'urto da adottare è quella della testimonianza. Certo, è utile offrire la possibilità di approfondire i contenuti della fede, organizzando corsi di teologia, esegesi e morale. Ma attenzione! La fede non la si apprende in biblioteca e neppure nelle sedi universitarie. È il testimone che grida con la propria vita: io l'ho incontrato e da allora tutto è cambiato in me e per me, a far intravedere la sorgente a cui attingere per placare la propria sete. No, Cristo non si racconta: Cristo lo si dona nella misura in cui lo si vive! Oggi, nel mio rientro al cuore, mi considererò prima nella veste del destinatario del messaggio, chiedendomi: sono forse anch'io tra quelli che, afferrati dall'assillo delle cose temporali, rimandano sempre "ad altra occasione" la cura della propria vita interiore? Poi prenderò in mano le mie responsabilità di cristiano e mi chiederò: la mia vita testimonia che ho incontrato Cristo mia luce, mia gioia, mio tutto? Rendimi consapevole, Signore, che tu ogni giorno mi fissi un appuntamento e rimandarlo con leggerezza è perdere l'occasione di quell'unico incontro capace di dar senso alla mia vita e credibilità al mio essere cristiano. La voce di una convertita del XX° secolo Se l'amore di Dio è reso libero in noi attraverso la nostra piena sottomissione a lui, Dio non sarà solamente presente, ma sarà manifestato, cioè qualcosa di lui diventerà visibile agli uomini, a noi stessi come agli altri Madeleine Delbrêl |