Omelia (21-01-2018)
Carla Sprinzeles
Commento su Gn 3,1-5.10; Mc 1,14-20

Lo Spirito di Dio è con noi da sempre e in modo completo, ma noi non ne abbiamo la consapevolezza, non lo sappiamo. Dio è così grande che noi non riusciamo a percepirlo, il cammino è lasciare la nostra immagine di Dio, a nostra misura, rimpicciolito, con i nostri difetti e aprirci al Dio che Gesù è venuto a rivelarci. Non basta il nostro entusiasmo, occorre lasciare agire la forza creatrice esprimersi compiutamente, come amore. Seguire il nostro impulso blocca il processo vitale, perché la vita viene da Dio, non scordiamolo mai.

Tutte e tre le letture di oggi ci parleranno di cambiamenti, di conversioni di chiamate.

Il cammino spirituale è passare da grazia a grazia, da chiamata a chiamata, fino alla chiamata definitiva, quella che ci verrà rivolta nella morte.


GIONA 3, 1-5

La prima lettura è tratta dal libro di Giona. Se trovate uno spazio di tempo importante, andate a leggerlo tutto, è breve! Scritto 400 anni a.C. non è una storia vera, è una storia che dice il vero, è una parabola. All'inizio del racconto Giona si illude di poter fuggire lontano da Jhwh, come se Dio fosse vincolato a uno spazio preciso. Non voleva andare a Ninive ad annunciare la salvezza ai pagani, aveva voluto fare di testa sua. Si trovò solo, in mezzo al mare, con l'unica possibilità: quella di morire annegato. L'amorosa cura di Dio lo aveva salvato facendolo inghiottire da un grosso pesce, che lo riporta a Ninive. E qui annuncia a tutta la città quanto gli aveva detto il Signore: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta".

Il numero 40 indica un tempo opportuno per fare qualcosa, per prendere decisioni in un'occasione decisiva, forse irripetibile. I Niniviti accolgono l'opportunità, credono al Dio di Giona, si convertono, cambiano direzione di vita. Ninive, che rappresenta tutte le minacce che il popolo ebraico ha dovuto affrontare, sarà salvata da Dio, malgrado l'oracolo di condanna che Giona era stato obbligato a pronunciare. Giona accusa Dio di screditarlo non realizzando la distruzione annunciata. Ma Dio è libero e misericordioso, non è rinchiuso nei nostri schemi.

La missione di Giona è incredibile per un giudeo: predicare la conversione in un mondo che era considerato segno della maledizione. Il Dio della misericordia "non ha piacere della morte del malvagio, ma desidera che si converta e viva". La giustizia di Dio, non è la nostra (hai fatto male e paghi), ma si rivela nella misericordia che trasforma chi la sa ricevere, chi ci crede, rende sano chi era ammalato, rende puro chi era sporco. La chiave di tutto è credere che ciò sia possibile a Dio, a un Dio diverso da noi, un Altro, quando normalmente nel nostro concetto esiste solo ciò che è come noi, esistiamo solo noi! Questo, secondo me è fondamentale, il mondo non lo racchiudiamo nella nostra esperienza, è di più. Per credere a questo, occorre un lavoro quotidiano, accorgerci intanto che lo pensiamo e aprirci a quello che non conosciamo, sapendo e credendo che esiste. Anche noi non avremmo creduto che i Niniviti si sarebbero convertiti, invece è successo perché loro hanno saputo credere a un qualcosa di diverso da loro, di più grande.


MARCO 1, 14-20

Quest'anno leggiamo il Vangelo secondo Marco, è il più breve, non pretende di darci la storia nella sua esattezza materiale, Marco aveva seguito Pietro, non aveva udito il Signore, scrive per cristiani che provengono dal paganesimo, va alla sostanza. Non racconta l'infanzia di Gesù, nel testo antecedente a quello che si leggerà oggi, Gesù dalla Galilea si è recato al Giordano ed era insieme a Giovanni. Poi, sospinto dallo Spirito, ha lasciato Giovanni ed è andato nel deserto pur rimanendo al sud. Ora torna in Galilea. "Dopo che Giovanni fu consegnato" Gesù andò nella Galilea, come dice la profezia di Isaia, Gesù inizia il tempo dell'annuncio, proprio ai confini tra il mondo ebraico e quello pagano, per proclamare l'universalità della salvezza.

Nel testo c'è una frase che è la sintesi del messaggio di Gesù: "Il tempo è compiuto"...quando si fa una scelta, si chiude un tempo per la nostra vita e ne comincia un altro. Le promesse del passato, nelle quali Dio ha annunciato il suo potente intervento in favore del suo popolo sono il tempo compiuto: adesso è tempo di adempimento. "Il regno di Dio è vicino!" vuol dire Dio è vicino! Da ora in poi abbiamo tutti gli elementi per prendere consapevolezza che Dio è accessibile! La gioia si poggia sulla fede e sulla speranza per chi accoglie la buona notizia! L'uomo non è più preda delle forze distruttrici, non è più schiavo della morte; occorre però credere che il più forte, il più potente ha cura di ogni sua creatura.

"Tutto è possibile per chi crede!" Noi sovente pensiamo, sono passati 2000 anni e ancora non si è compiuto il tempo! Per un messaggio di una così grande apertura, 2000 anni sono pochi! All'uomo occorre molto tempo per cambiare, occorre la predisposizione della fiducia, occorre riconoscere che la nostra vita è un'espressione dell'amore creatore, solo se ci crediamo e lo lasciamo agire, l'amore stesso porterà a compimento quello che è, (ossia il regno), rispettando i nostri tempi. "Convertitevi e credete al Vangelo", se crediamo a questa verità, la conversione la opera Dio stesso. Non è che noi non dobbiamo fare niente! Occorre che facciamo tutto quello che ci è possibile, come se dipendesse tutto da noi, e poi lasciamo fare a Dio, come se tutto dipendesse da lui! Per esempio quasi tutti ci identifichiamo con quello che facciamo.

Noi siamo schiavi della nostra professione, san Paolo nella lettura dirà: "Chi è sposato sia come chi non lo fosse, chi fa un'attività produttiva sia come se non la facesse!" Gesù ci invita a uscire dalle nostre categorie mentali! La scena di questo mondo passa, dobbiamo vivere sapendolo! Questo è un lavoro di attenzione che dobbiamo fare noi, essere sentinelle attente, sia ai nostri schemi da aprire, sia alle novità della vita, e soprattutto crederci!

Gesù passa sulle rive del lago e vede Simone e Andrea, mentre gettavano le reti e disse loro:"Venite dietro a me vi farò diventare pescatori di uomini". Cos'è questa chiamata? E' rivolta a ognuno di noi! In che senso? Ognuno di noi è chiamato a essere portatore dell'amore di Dio per chi ci vive accanto! L'importante è il motore che ci anima. Cosa spinge il nostro agire? L'impulso inconscio o l'energia divina che ci anima? In qualunque strada intraprendiamo, tutti abbiamo questo compito, che neanche Dio può svolgere al nostro posto: essere realizzati come persone, per quello che siamo e non per quello che facciamo; e poi essere aperti all'altro che aspetta da noi il nostro sorriso, la nostra affabilità, che abbiamo attinto dal centro dell'essere, da Dio. Occorre lasciare le reti, che sono i nostri schemi mentali, qui è importante il nostro desiderio vero e la nostra fiducia in chi ci ama, perché quello che da soli non sapremmo mai fare, diventa persino semplice, andando dietro a Gesù e alla sua Parola! Non sapremo neanche noi come abbiamo fatto! Provate a chiedere a una mamma come fa a fare tanti sacrifici per il suo piccolo! Risponderà che non sono sacrifici! Ecco credo sia più o meno così! E' l'Amore che agisce quando lo lasciamo agire.


Abbiamo iniziato un cammino, prendiamoci sul serio, mettiamoci in vedetta sui nostri schemi, per smascherarli, molte volte non ci accorgiamo neppure di averli, accogliamo l'amore che ci avvolge e facciamo risuonare intorno a noi, questo amore! Gesù ci ha tratti fuori dal nostro tempo monotono e scialbo, per immergerci nella novità della sua vita! Siamo protagonisti della nostra storia, non possiamo sempre lamentarci di come va il mondo! Dobbiamo essere orgogliosi di partecipare alla costruzione del regno di Dio: regno di giustizia (quella di Dio, non la nostra), di verità e di pace! Ora tocca a noi far sentire che Dio è vivo e presente tra di noi!