Il cammino dell'uomo
Raccolgo alcune idee che vengono dalle omelie di Benedetto XVI e di Francesco. Le trovo belle e mi piace condividerle con voi: entrambi notano come Dio, attraverso il profeta Isaia, rivolga al suo popolo come un educatore.
- Benedetto XVI. Mettendo in guardia gli Israeliti dal pericolo di cercare di dissetarsi e di sfamarsi alle fonti sbagliate (ciò che non è pane, ciò che non sazia?) ci dice che Dio vuole darci cose buone da bere e da mangiare, cose che ci fanno bene. Dio vuole darci soprattutto Se stesso e la sua Parola: sa che allontanandoci da Lui ci troveremmo ben presto in difficoltà. Per questo ci assicura che Lui è misericordia infinita, che i suoi pensieri e le sue vie non sono come i nostri - per nostra fortuna! - e che possiamo sempre ritornare a Lui, alla casa del Padre. Ci assicura poi che se accoglieremo la sua Parola faremo frutti buoni nella nostra vita. In un suo commento, don Daniele Simonazzi fa questa riflessione sulla distanza dei pensieri e delle vie di Dio dai nostri pensieri e dalle nostre vie. Questa distanza è marcata dal fatto che Dio si è fatto uomo e che lui sia più legato alle vicende degli uomini di quanto non siamo noi. Distanti da me i suoi pensieri, ma non perché lui sia là, distante, nei cieli, ma distanti perché i miei pensieri sono tutto, meno che avere a cuore la sorte degli uomini, dei miei fratelli e delle mie sorelle. Attenzione allora perché il vangelo di oggi è chiaro. Gesù è il Figlio amatissimo. Noi, in lui, siamo amatissimi. La presenza dei miei fratelli e delle mie sorelle è la condizione per cui io sono amatissimo da Dio!
- Francesco. Dio, come un bravo papà e una brava mamma, vuole dare cose buone ai suoi figli. E che cos'è questo cibo sostanzioso che Dio ci dà? E' la sua Parola: la sua Parola ci fa crescere, ci fa portare buoni frutti nella vita, come la pioggia e la neve fanno bene alla terra e la rendono feconda (cfr Is 55,10-11). Così voi, genitori, e anche voi, padrini e madrine, nonni, zii, aiuterete questi bambini a crescere bene se darete loro la Parola di Dio, il Vangelo di Gesù. E anche darlo con l'esempio! Tutti i giorni, prendete l'abitudine di leggere un brano del Vangelo, piccolino, e portate sempre con voi un piccolo Vangelo in tasca, nella borsa, per poterlo leggere. E questo sarà l'esempio per i figli, vedere papà, mamma, i padrini, nonno, nonna, gli zii, leggere la Parola di Dio.
Entrambi si rivolgono sempre anche ai genitori: cari genitori, cari padrini e madrine, se volete che i vostri bambini diventino veri cristiani, aiutateli a crescere "immersi" nello Spirito Santo, cioè nel calore dell'amore di Dio, nella luce della sua Parola.
Mi sembrava bello partire da qui, da parole così semplici ed autorevoli allo stesso tempo.
Quello dell'uomo è un cammino (battezziamo i nostri bimbi da piccoli proprio per affidarli a Dio e augurare loro un buon cammino) e i verbi di questo cammino sono: "Venite, comprate e mangiate"; come? "ascoltatemi, porgete l'orecchio e venite a me"; ancora più chiaramente: "cercate il Signore, invocatelo, ritorni al Signore". La prima lettura, ci ricorda questo in sintesi: ciò che dà sostanza a questo cammino e lo rende utile è l'evento della parola di Dio che è stata pronunciata ed entra nella storia dell'uomo con tutta la sua efficacia. Don Daniele Simonazzi un giorno ci ricordava che il mondo non è più quello di prima da quando la parola di Dio vi è entrata; anche un terreno arido diventa fecondo attraverso il dono della pioggia; anche un cuore indurito comincia a pensare pensieri di amore quando la parola di Dio vi penetra.
Ci possono aiutare anche alcune considerazioni molto semplici sul Vangelo:
- Nel momento in cui Gesù si abbassa, in quel momento il Padre lo rivela al mondo intero davvero come suo Figlio. Si abbassa tanto, anche dal punto di vista geografico. Ricordo sempre che quella del fiume Giordano è una depressione, è il punto più basso della terra e tuffarsi, immergersi, esprime il desiderio, se possibile, di andare ancora più in basso. Gesù è Figlio di Dio sempre, certamente è Figlio di Dio quando compie i miracoli, ma c'è una costante che ci permette di riconoscerlo come tale: nel momento dell'umiltà e della solidarietà, quindi nel momento del battesimo ma anche nel momento della morte in croce. Il battesimo di Gesù è come un anticipo di quella scelta che Gesù farà sulla croce, scelta di solidarietà con noi. I verbi sono gli stessi: da una parte di squarciano i cieli e dall'altra si squarcia il velo del tempio; da una parte una voce, quella del Padre che dice tu sei mio Figlio, dall'altra quella del centurione che ripete le stesse parole veramente quest'uomo era Figlio di Dio. E' impressionante questo: ciò che il Padre dice di Gesù, un giorno lo dirà un uomo, un pagano che più pagano di così si muore: il centurione. Lì si compie il battesimo, l'immersione di Gesù nella nostra umanità!
- Qui non si parla di Dio; si parla di una sua presenza in quanto voce. Perché nessuno di noi distolga lo sguardo dal Figlio, neanche il Padre decide di comparire.
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