Omelia (14-01-2018) |
don Luciano Cantini |
Rabbì, dove dimori? Fissando lo sguardo Uno dei problemi del nostro tempo è il telefono cellulare su cui troppo spesso fissiamo lo sguardo assentandoci dal mondo che ci circonda; succede camminando sul marciapiede e anche attraversando la strada, andando in bicicletta e in motorino, quando si è fermi al semaforo e purtroppo anche guidando. Quando uno sguardo si fa fisso, concentrato si rischia di perdere una attenzione diffusa che invece ci è necessaria per percepire i pericoli o anche per mantenere le relazioni con gli altri. Fanno tenerezza gli innamorati che guardandosi sono talmente concentrati l'uno all'altro ignari della vita che gli scorre accanto. Quando si fa relazione lo sguardo è più loquace di tanti concetti espressi con le parole: con lo sguardo si cerca, si comunica affetto e simpatia, dolore e dispiacere, si rimprovera... Questa pagina del vangelo sembra essere condotta da un susseguirsi e intrecciarsi di sguardi. Il primo è di Giovanni che fissa lo sguardo su Gesù che passava. C'è quasi un contrasto tra la fissità dello sguardo e la mobilità del Signore, tra Giovanni che stava con due dei suoi discepoli, quasi immobile e il camminare sfuggente di Gesù, inseguito prima dallo sguardo del battista e poi da quello di suoi due discepoli. Il secondo sguardo è di Gesù che, sentitosi pedinare, si voltò e osservò chi lo stava seguendo. È uno sguardo questo che chiede reciprocità: «Venite e vedrete»; così andarono con lui e videro dove egli dimorava. È incredibile come questo scambio di sguardi abbia segnato la vita di questi uomini, tanto da cambiarla totalmente. È con lo sguardo della Fede che è necessario, ancora oggi, scoprire dove il Signore sta dimorando. Di questo incontro non si dice nulla, non una parola, un insegnamento, un invito. Sembra che l'evangelista non sia interessato a ciò che è stato detto quanto al fatto di essere stati col Maestro, di aver condiviso con lui un tratto pur breve della vita. Non stupisce che la Fede non abbia bisogno di dottrine annunciate con sapienza: Anch'io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso (1 Cor 2,1-2). Piuttosto è necessario fare esperienza del Suo sguardo di amore.
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