Omelia (14-01-2018) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di Rocco Pezzimenti 1. Il brano del Vangelo odierno ci interroga sul fondamento della nostra fede che, spesso, diamo per scontato e, come tale, non viene quasi mai approfondito. Se lo facessimo, forse, scopriremmo che le perplessità dei Giudei sono altrettanto presenti ora come lo furono allora. "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame, e chi crede in me non avrà mai sete". Mormoravano allora: "Ma non è costui il figlio di Giuseppe; non conosciamo suo padre e sua madre?". Come potrà mai dire di essere il pane della vita? Obiezioni di sempre alle quali il Signore rispondeva e risponde: "Ma ve l'ho detto e mi avete anche veduto e non credete". Noi quanto crediamo? Non possiamo più eludere questa domanda. 2. Cristo continua nella sua spiegazione: "perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato". È questo che chiede anche a noi, perché altrimenti ci avrebbe insegnato la preghiera del Padre nostro? Forse, ripetiamo tutti i giorni "sia fatta la Tua volontà", ma lo diciamo con le labbra o con il cuore? Siamo realmente convinti che la volontà di Dio è la chiave della nostra salvezza? Meglio ancora, quale è la volontà di Dio? Cristo risponde: "Ora, la volontà di colui che mi ha mandato è che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma che lo resusciti nell'ultimo giorno". La sua volontà è che noi arriviamo alla vita eterna ed è per questo che dobbiamo pregare. 3. Ma la vita eterna non può essere un fatto egoistico. Anche qui il Signore è esplicito: "la volontà del Padre mio è che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna, e lo resusciti io nell'ultimo giorno". Non basta vedere, ma occorre credere, cioè testimoniare agli altri il perché della nostra speranza. Cristo ha a cuore tutti, proprio come ha a cuore noi. Forse, proprio quelli che a noi sembrano più lontani, oggi si direbbe irrecuperabili, hanno più sete di lui e potrebbero essere più capaci di noi di testimoniarlo presso i fratelli. Proprio qui dobbiamo mettere da parte le nostre presunzioni. Che saremmo stati anche noi se il Signore non si fosse fatto pane per noi? 4. Paolo, nella lettura odierna, ci spiega, praticamente, questo brano evangelico. Bisogna essere sempre vigilanti perché, facendo parte del Corpo mistico non possiamo inquinare con il nostro comportamento la Santa Chiesa e allontanare quelli che ci guardano e attendono da noi la testimonianza. Se siamo uniti con il Signore dobbiamo formare con lui "un solo spirito". Se abbiamo questa convinzione, possiamo vivere allontanandoci dalle richieste del Salvatore? 5. Paolo è davvero esplicito in questa lettura. "Oserò, allora, prendere le membra di Cristo per farne membra di una prostituta?". E ricordando la Scrittura ricorda che chi si unisce a una donna, fosse anche una prostituta, forma "con essa un solo corpo. Al contrario, chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito". Ma sapete che, se siete tempio dello Spirito Santo, "non appartenete più a voi stessi? Foste infatti comperati a un alto prezzo!", ecco perché "il dissoluto pecca contro il proprio corpo". |