Omelia (21-01-2018) |
diac. Vito Calella |
Alla sequela di Cristo risorto, pienezza del tempo Il tempo è compiuto Le prime parole di Gesù nel Vangelo secondo Marco sono un programma di vita. Quando ci sentiamo dire che "il tempo è compiuto", non dobbiamo pensare al tempo cronologico, fatto di secondi, minuti, ore, giorni, settimane, anni. Siamo immersi in questo tempo cronologico, siamo schiavi di questo tempo, perché la nostra vita quotidiana è tutta programmata e condizionata dagli orari del lavoro, degli impegni quotidiani, delle molteplici attività da svolgere giorno dopo giorno. Siamo sempre di corsa e rischiamo di non vivere bene la qualità del tempo della nostra vita. Tutto ciò che facciamo non può sottrarsi alla cronologia del tempo, ma dipende da noi fare di ogni nostra azione e di ogni fase della nostra vita un tempo qualitativo. Ora, Gesù ci dice che "il tempo è compiuto", siamo cioè nella "pienezza del tempo". Cosa significa "stare nella pienezza del tempo?". Significa scoprire che la presenza di Gesù può diventare per noi la "pienezza del tempo", Gesù può diventare colui che dà il vero tocco di qualità ad ogni nostra azione, che avviene nella cronologia del tempo della nostra vita. Pensando al Gesù storico, che inaugurava la sua missione pubblica in Galilea, per Marco, la presenza fisica di Gesù era già un dono grande per la gente, che ebbe la fortuna di vederlo, assistendo alle sue opere e ascoltando la sua predicazione. Ma per noi cristiani, dopo che tutto è stato compiuto definitivamente nel mistero della morte e risurrezione di Gesù, la pienezza del tempo ci è data ora dalla presenza del Cristo risuscitato che ci dona lo Spirito Santo, per vivere una vita rinnovata nelle nostre relazioni. Vivere per Cristo, con Cristo e in Cristo, risuscitato in mezzo a noi, è vivere la pienezza del tempo, è fare della nostra vita un tempo qualitativo, un tempo di grazia, un tempo riempito dalla presenza del Cristo risuscitato nella nostra vita, per mezzo dell'azione dello Spirito Santo, che abita nel nostro cuore. Vivere per Cristo, con Cristo e in Cristo, pienezza del nostro tempo, è vivere della sua Presenza viva nella Parola di Dio pregata, ascoltata, meditata personalmente e nella comunità cristiana riunita in assemblea liturgica. È vivere della Presenza del Cristo risuscitato nell'Eucaristia, che ci fa vivere il senso più profondo del nostro vivere qualitativamente il tempo cronologico della nostra vita: essere cioè in comunione, essere in unità, in Dio Trinità Santa e in comunione tra noi come fratelli e sorelle, tutti figli amati dell'unico Padre. Vivere per Cristo, con Cristo e in Cristo risuscitato, pienezza del nostro tempo, è sentire la sua presenza viva nella comunità cristiana, è sentirci con gioia Corpo di Cristo, membra vive del Corpo che è la Chiesa, la mia comunità con tutti i suoi pregi e difetti. È vivere della presenza del Cristo risuscitato nell'incontro con il povero, con chi soffre, perché Gesù è presente in ogni persona che soffre, in ogni persona che sperimenta la radicale povertà della sua condizione umana e si affida, con umiltà e fiducia, all'amore provvidente e misericordioso della Santa Trinità. Non dimentichiamo che il Regno di Dio è dei poveri in spirito. Il Regno di Dio è vicino. Se il Cristo risuscitato diventa per noi, ogni giorno, la pienezza del tempo, se è colui che dà qualità al nostro vivere quotidiano, comprendiamo che lo Spirito Santo è già in azione nel nostro cuore, è già in azione nella nostra comunità, è già attivo nella vita di tutti i sofferenti di questo mondo, è operante in questo mondo pieno di sfide e contrassegnato da evidenze di male che sembrano più forti e vincenti rispetto alle situazioni di bene, di gratuità, di condivisione, di giustizia, di pace. Il Regno di Dio è vicino, cioè è già in mezzo a noi, ma si tratta di saperlo scoprire, saperlo contemplare. Sono tantissimi i segni dell'azione dello Spirito Santo in noi, nella nostra comunità, nel mondo. Sono tantissimi i segni della Provvidenza divina, della misericordia di Dio nel nostro vivere quotidiano, nelle nostre relazioni sociali, in tutte le situazioni esistenziali, anche in quelle più drammatiche e sconvolgenti, come una guerra o una malattia. È tutta una questione di conversione del nostro cuore. Convertitevi. La questione cruciale è la lotta interiore, quotidiana, tra la nostra vita nello Spirito Santo e la nostra vita dedicata a soddisfare i desideri egoistici del nostro cuore. È la lotta quotidiana del cristiano, che deve fare i conti con i condizionamenti della sua umanità, con condizionamenti psicologici che lo fanno reagire istintivamente e automaticamente in base ai principi egoistici del piacere per sé, del potere e della paura di perdere il proprio spazio di autonomia. È la lotta quotidiana del cristiano, che vuole essere libero di fare quello che vuole, decidere tutto conforme la sua coscienza autonoma, ma poi si ritrova ad essere manipolato e condizionato in tutte le sue scelte, dal sistema consumistico, che attiva in lui una serie di bisogni non essenziali da soddisfare. Senza averlo deciso, il valore del suo essere "persona umana" viene ridotto a quello di essere un "perfetto consumatore". Conversione è dunque la fatica di non soffocare in noi il dono dello Spirito Santo. È la fatica di scegliere e godere della presenza viva del Cristo risorto, che ogni giorno si rivela a noi con il dono della Parola, dell'Eucaristia, della comunità, dei poveri. Così viviamo tutti in questa lotta costante tra il mettere al centro il nostro "io", da salvaguardare in base ai principi del piacere, del potere e della paura, e il mettere al centro il Cristo risorto, lasciandoci guidare e trasformare dallo Spirito Santo, abitante nel tempio del nostro corpo. Si capisce che l'appello alla conversione è un appello da rinnovare ogni giorno. Credete alla buona notizia. Credere alla buona notizia della presenza viva del Cristo risorto nella nostra vita, credere che lui è la pienezza del tempo, lui è colui che dà il vero tocco di qualità allo scorrere cronologico del nostro vivere, è una scelta di libertà, una scelta personale. Credere al Vangelo è una scelta di sequela, un decidersi in modo radicale e fiducioso, così come fecero i primi discepoli. È un rischiare nel nome di Gesù Cristo morto e risuscitato per me e per tutta l'umanità. La buona notizia è che il Regno di Dio è già in mezzo a noi, perché Gesù Cristo è il risorto e lo Spirito Santo, cioè la forza liberante e trasformante della gratuità dell'amore di Dio, è già misteriosamente vittoriosa di fronte a tutte le forze egoistiche dell'umanità, che sembrano sopprimere la nostra speranza. Mettiamoci dunque alla sequela del Cristo morto e risuscitato, vera pienezza del tempo. Passa infatti la figura di questo mondo, il tempo cronologico della vita ha un principio e una fine, ma in Cristo c'è la vita eterna. |