Omelia (21-01-2018) |
don Luca Garbinetto |
Una vita in stato di conversione Un evento tragico segna l'inizio del ministero pubblico di Gesù: l'arresto di Giovanni il Battista. Le difficoltà sono spesso motivo di dubbio, di incertezza. Per Gesù, invece, la persecuzione subita dal cugino e amico diviene segno evidente che ‘è giunta l'ora'. La sofferenza svela il tempo che si compie. Per questo, Gesù comincia quando tutti avrebbero potuto pensare che fosse invece il momento di smettere, o di restare nascosti, di ripensarci un po' su. E comincia predicando la conversione. Non saremo mai abbastanza consapevoli del valore profondo di questa parola: significa un cambio di mentalità, indica la necessità di invertire la rotta, suscita la sensazione di dover modificare qualcosa. Conversione è tutto questo, e molto di più. Certamente, è un atteggiamento, uno stile di vita che va ben oltre qualche imbiancata di comportamenti moralmente accettabili o di episodiche scelte di ‘carità' assistenziale. La conversione penetra l'intimo dell'essere, e di fatto riassume in sé tutto il senso di un'esistenza veramente cristiana. Il cristiano, fondamentalmente, è un convertito, o meglio, un peccatore in stato di conversione. Perché Gesù ci rivela che la conversione è imprescindibilmente connessa con una relazione vitale con Lui. Così accade, subito dopo l'annuncio del Regno, sulle rive del lago di Genezaret. Passeggiando con uno strascico probabilmente già significativo di fama e di folla, Gesù vede e chiama per nome dei semplici pescatori, lavoratori impegnati a raccogliere le reti e a smaltire le delusioni della notte. Gesù si rivolge a loro senza mezzi termini: chiede una scelta radicale, sollecita una risposta totalizzante. Subito. Gesù invita a una relazione definitiva con Lui. La conversione avviene lì, o meglio comincia lì. Perché durerà tutta la vita. La conversione è il sì a uno sguardo di predilezione: fra tanti, Gesù ha scelto proprio me! La conversione è lo stupore di scoprirsi importanti per Lui, il Maestro e Messia, che diviene progressivamente sempre più Signore della mia vita. La conversione è rimettere in ordine la gerarchia dei valori e delle scelte, imparando passo a passo a installare il volto di Gesù al primo posto del mio firmamento di desideri. In una tale esperienza di amore ricevuto, prima che dato, il cuore dei pescatori - e di ciascuno di noi, guardato con gli occhi penetranti del Figlio di Dio - ha un sussulto e si sente scavato dentro, raggiunto assai più in profondità di quanto potessero fare le reti di esperti navigatori delle acque. Non c'è paragone: per quanto possiamo esplorare e dominare il creato, già di per sé fantastico, mai potremo incrociare una bellezza paragonabile a quella di sentirci abitare dentro dalla Presenza di Gesù in noi. Ed è questa esperienza di visitazione, di cui lo stesso Giovanni era precoce riconoscitore fin da quando stava nel grembo della madre, ciò che rende possibile ogni altra espressione di una vita convertita. Non possiamo, infatti, agire e parlare, scegliere e progettare la nostra esistenza senza che lo sguardo di Gesù illumini ogni nostra energia di vita, allorquando ci siamo sentiti travolgere dolcemente e dolorosamente da quel Suo passaggio che ci ha cambiato la vita. Perché ci ha cambiato la percezione della stessa: in Lui, la mia vita ha un senso! La conversione è una vita capovolta dall'amore, di cui abbiamo sperimentato e ne cerchiamo, con infinita nostalgia, una quotidiana esperienza. Nell'amore sentiamo che siamo veramente unici e irripetibili agli occhi di Colui che, dopo averci creati, è passato accanto a noi per restituirci la bellezza sciupata dalle nostre scelte sbagliate. È dunque tutto qui: convertire è girare lo sguardo e incrociare il Suo, aprire le orecchie e gustare il tono della Sua voce che pronuncia il nostro nome, avviare il passo per calpestare, con l'attaccamento di un bimbo amato, le orme impresse da Lui nella storia. |