Omelia (28-01-2018)
don Giovanni Berti
Novità in chiesa?

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"Che è mai questo?" è la domanda che i presenti nella sinagoga di Cafarnao si fanno l'un l'altro dopo aver assistito all'azione liberatrice di Gesù nei confronti dell'uomo posseduto.

C'è qualcosa di nuovo nella sinagoga, qualcosa di inaspettato nel rito consueto che come ogni sabato si svolge e che sembra "svegliare" i presenti mettendoli a disagio.

La religione ha uno dei suoi punti di forza proprio nella ripetitività dei gesti, delle parole e dei simboli. Ripetere gesti conosciuti da tutti, in riti e forme consolidate, dà sicurezza e unisce le persone. Anche noi veniamo in chiesa la domenica o partecipiamo a qualche altra forma di preghiera comune sapendo bene cosa accadrà e non ci aspettiamo particolari novità e cambiamenti che ci metterebbero a disagio.

Gesù come buon ebreo si reca di sabato nella sinagoga, che nelle località distanti da Gerusalemme, dove esisteva l'unico e grande Tempio, erano diventate il luogo di raduno della comunità per leggere e approfondire la Legge di Dio e le Profezie antiche. L'evangelista ci racconta che Gesù entra nella sinagoga e si mette a insegnare. E anche se non ci viene detto il contenuto delle sue parole, ci viene raccontata la reazione di stupore di chi lo ascolta. Gesù ha una autorità che viene messa in contrapposizione a quella riconosciuta degli scribi che erano investiti ufficialmente dell'autorità di insegnare.

Gesù entra nella sinagoga, nel giorno e nel luogo più sacro per il fedele ebreo, per rompere e liberare da una religiosità impaludata, ferma, ripetitiva e tutto sommato ininfluente con la vita. Nell'uomo posseduto da uno spirito impuro presente proprio nella sinagoga, è rappresentata la persona che si definisce religiosa, ma che in realtà non è libera e incapace di avvicinarsi veramente a Dio. Lo spirito impuro che possiede l'uomo della sinagoga conosce bene chi è Gesù e lo dice apertamente, ma Gesù non lo ascolta e lo intima di tacere, scacciandolo dall'uomo.

Mi ha colpito questo gesto liberatorio, e mi sono lasciato provocare nella mia fede. Io come credete, praticante e come prete, ho continuamente in bocca la parola di Dio, le parole della preghiera e dei riti che svolgo in chiesa ogni domenica. Mi domando se non sono anche io "posseduto" da questo spirito "religioso" che mi fa lodare Dio con le parole ma non con la vita, che mi fa compiere gesti tradizionali di culto ma non mi fanno realmente cambiare e migliorare il mondo. Ho davvero il timore che la mia chiesa durante la messa domenicale assomigli alla sinagoga di Cafarnao in quel sabato quando Gesù entra, cioè una chiesa dove c'è solo un ripetersi stanco e sterile di riti e parole, ma dive manca la novità travolgente del Vangelo. Gesù viene per liberare il mondo dal male, ma prima di tutto viene per liberare la religione dalla chiusura ripetitiva dei gesti e dalla sterilità. Gesù viene per far vedere che è possibile davvero un mondo nuovo proprio a partire dagli insegnamenti di Dio. Gesù viene ogni domenica dentro la consuetudine del nostro culto festivo, per dirci parole nuove, per spingerci a essere nuovi nel modo di fare e di affrontare il mondo. Viene per dirci che il vero demonio che spesso ci tiene incatenati tutti, credenti e praticanti, è molto profondo dentro di noi, ed è la mancanza di fiducia e di coraggio nel mettere in pratica il suo insegnamento.
"Che è mai questo?" è una domanda che indica stupore, ed è segno che Gesù ha colpito i presenti nel profondo. Sarebbe bello davvero uscire dalla messa e da ogni momento di preghiera, non con la pace di aver compiuto i nostri gesti rituali e di aver la coscienza a posto, ma al contrario uscire con domande interiori, con la voglia di conoscere di più il Signore, con il desiderio di cambiare qualcosa nella propria vita, con l'insoddisfazione di voler fare di più per gli altri. Sarebbe bello ogni domenica uscire di chiesa con la sensazione che Dio mi scuote nel profondo, e che anche dopo aver sentito le parole rituali "... andate in pace" Dio per fortuna non mi lascia in pace!

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