Si ritirò in un luogo deserto
Uscito dalla sinagoga
Continua il racconto della giornata a Cafarnao, dopo essersi fermato nella sinagoga ed insegnato come uno che ha autorità (Mc 1,21), va in casa di Simone dove guarisce la suocera. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, quando gli obblighi sabbatici sono terminati, gli portarono i malati da guarire. L'immagine offerta dall'evangelista è piuttosto iperbolica quando usa il termine tutti - la folla doveva essere davvero numerosa - ma offre anche una sottolineatura dicendo che molti furono guariti, non tutti. Potrebbe essere l'aggancio per l'inizio del giorno successivo quando Simone andò a cercarlo per dirgli «Tutti ti cercano!»; ma potrebbe essere anche l'indicazione di un limite che chiede di essere varcato: se è vero che il compimento del Regno passa attraverso il benessere delle persone è altrettanto vero che le guarigioni non sono per se stesse ma segno che deve essere scoperto. Gesù inizia un'opera e la lascia iniziata perché altri subentrino al suo lavoro (Cfr. Gv 4,38). Siamo chiamati ad andare oltre i segni, nella guarigione della suocera si dice che la fece alzare, termine usato per la risurrezione, e subito dopo la guarigione li serviva; Marco usa il verbo diakoneo proprio del servizio come ministero e non douleo usato per il servo di casa: c'è una prospettiva oltre il miracolo - segno - che è la relazione con gli altri, il servizio.
Si ritirò in un luogo deserto
Prima ancora di iniziare una nuova giornata Gesù si ritira in un luogo solitario (eremon), ha bisogno di stare con se stesso in una relazione intima con Dio. Sembra che il susseguirsi dei fatti del giorno precedente, la dimensione della folla che andava alla sua ricerca, l'abbiano travolto; ha bisogno di dare senso al suo impegno, ricomprendere le sue scelte, verificare la conformità di ciò che sta facendo con la volontà del Padre. Ha bisogno di posizionare la sua vita nel contesto della grande storia della salvezza e abbandonarsi alla volontà di Dio.
Si potrebbe rileggere, nel vangelo di Luca, il Cantico della Vergine Maria (Lc 1,46-55) per scoprire come la preghiera permette di immergersi completamente nella storia della salvezza per farla propria: grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente.
La nostra preghiera sembra essere lontana da quella di Gesù e della Vergine quando prende in considerazione noi stessi e i nostri bisogni, quando chiede questo e quello e, nell'ottica limitata dei nostri affetti, tentare di convincere il Padreterno che ciò che desideriamo è davvero giusto e necessario.
La preghiera solitaria di Gesù ci insegna invece che bisogna mettere il nostro cuore dentro il Cuore di Dio perché lui è il Dio fedele che mantiene la promessa.
Non conosciamo il contenuto della preghiera del Signore, ma cosa ha fatto immediatamente dopo, a quali scelte la preghiera ha condotto, come la preghiera è stata tradotta nella pratica. Affidandoci a Dio pensiamo di aver risolto i nostri problemi, li abbiamo scaricati su di lui perché provveda, sappiamo però che non è così, forse inteso in altro modo anche il detto popolare aiutati che Dio ti aiuta ci suggerisce l'idea che la storia e nelle nostre mani e questa va vissuta in pienezza. Allora dovremo domandarci come agire dopo la nostra preghiera, quali scelte fare... la preghiera ci mette in movimento, ci sono altre strade da percorrere ancora.
Come la guarigione della suocera si traduce nel servizio, così la comunione col Padre cercata e approfondita nel luogo deserto spinge il Signore ad allargare le prospettive, di superare l'immediato, verso l'altrove.
Per questo infatti sono venuto!
Povero Simone, che pieno di zelo era andato a cercare Gesù, forse spinto da tante richieste e dai tanti bisogni della gente del suo villaggio, «Tutti ti cercano!» si era affannato a dire, aveva davanti agli occhi i delusi e i ritardatari della sera precedente, la risposta che riceve, invece, ha altre urgenze, altre prospettive, altre sono le priorità che il Padre, nella comunione con lui, gli ha affidato. Immerso nella preghiera, stabile nella comunione, Gesù ha imparato a non fare di sé il centro della propria vita e del proprio agire, pur parlando con autorità non ha predicato se stesso si è fatto incarnazione dell'Amore del Padre.
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