Omelia (11-02-2018)
Wilma Chasseur
Regole infrante

Oggi raccogliamo cocci. Cocci di cosa? Di regole infrante. Da chi? Nientemeno che da Gesù e da un lebbroso e lo vediamo nel terzo miracolo che Gesù fa dall'inizio del suo ministero in Galilea che è appunto la guarigione del lebbroso. Lebbra: parola terrificante, male devastante, isolamento totale. Chi ne era affetto veniva considerato impuro e relegato fuori dalle mura della città col divieto assoluto di avvicinare qualcuno: diventava un rifiuto umano. Ebbene, il lebbroso di questo Vangelo, contravviene arditamente ad ogni prescrizione legale ed infrange scrupolosamente tutte quelle regole. Avendo sentito parlare di Gesù e dei suoi poteri straordinari, si mette in cammino, entra nella città, si avvicina a Gesù, cosa assolutamente proibita, e lo supplica di guarirlo. E Gesù mosso a compassione, infrange anche Lui ogni regola di prudenza e di prescrizione legale: invece di scansarlo accuratamente, stende la mano, lo tocca - quando era severamente proibito farlo - e la malattia sparisce. Regole infrante con regale libertà... e la lebbra se ne va! Infrante dal Maestro, con libertà e infrante dal lebbroso, con umiltà. Regole che servivano solo ai sani per stare alla larga dai malati di lebbra. Di solito le regole le devono osservare i malati, ma qui ad osservarle erano i sani.

Il lebbroso teologo
Mi colpisce questa umiltà ma anche l'ardimento del lebbroso che supplica in ginocchio "Se vuoi puoi guarirmi". In questa supplica oltre all'umiltà è racchiusa una perfetta teologia e precisamente due attributi divini che il lebbroso, pur non avendo probabilmente mai studiato teologia, elenca. L'onnipotenza e il volere infallibile. "Se vuoi". A Dio basta volere una cosa e questa esiste. Immediatamente. Noi abbiamo un bel volere salute perfetta, eterna giovinezza ecc. ma abbiamo l'esatto contrario. Solo per Dio potere è volere. "Puoi guarirmi" Ecco l'onnipotenza in atto. Lui può ciò che vuole. Noi vogliamo ciò che non possiamo. E se il Vangelo finisse qui andrebbe bene, ma non finisce qui. Gesù manda il lebbroso dai sacerdoti raccomandandogli di non dire niente a nessuno. Perché? Primo, perché erano loro gli ufficiali sanitari che certificavano l'avvenuta guarigione e reintegravano nel consorzio umano il povero reietto. Secondo, probabilmente perché se si fermava a parlarne con chicchessia, ritardava il suo pieno reintegro nella società. E terzo per non rivelare il segreto messianico che è presente in Marco fino all'ottavo capitolo. Ma un potere ce l'aveva anche quel povero lebbroso: quello della fede che scatenò il miracolo della guarigione. E noi ce l'abbiamo ancora quel potere? Crediamo ancora che a Dio nulla è impossibile? Crediamo ancora che abbiamo un Padre che sta nei cieli e che noi siamo figli? Oppure si nasce figli dell'uomo e ci vuole tutta una vita per diventare figli di Dio? Chiediamo il suo aiuto e aspettiamo la sua risposta? Ecco cosa potrebbe risponderci il Padre nostro che è nei cieli:

Caro figlio mio...
"Caro figlio che sei sulla terra, sempre così indaffarato, preoccupato, frastornato e scombussolato; ma perché non alzi mai gli occhi al cielo? Non sai che hai un Padre che si occupa di te, ti ama, ti chiama, aspetta solo un tuo cenno? E non sai o non ti ricordi che questo Padre tuo, può tutto, anche l'impossibile, ma non lo può se tu non lo credi possibile? Non sai che hai un potere illimitato nelle tue mani? Che può vincere anche le mie resistenze? Non ti ricordi qual è questo potere? Ebbene te lo dico io: è la preghiera fatta con fede certa e con amore filiale: questa è la tua forza e la mia debolezza. Ti benedico figlio mio e aspetto tue notizie. ."