Omelia (14-02-2018)
Agenzia SIR
Commento su Matteo 6,1-6.16-18

"Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!". Le parole di Paolo segnano l'inizio della Quaresima: i giorni della conversione sono a nostro favore, per la nostra salvezza, nella convinzione che, sebbene già redenti dal Signore Gesù, abbiamo sempre bisogno di essere da lui salvati e rinnovati. La Messa del mercoledì delle Ceneri presenta gli appelli del profeta Gioele, di San Paolo e di Gesù: forti inviti alla conversione diversi nella formulazione, ma univoci e complementari nei contenuti.

"Ritornate a me con tutto il cuore" invoca Gioele; "Lasciatevi riconciliare con Dio" indica Paolo. Ecco il primo messaggio: la Quaresima è il tempo della riconciliazione con Dio e del ritorno alla pienezza dell'amore verso il Padre; quindi un cammino per avvicinarci sempre più a colui che ci ha creati e redenti.

Per questo cammino di riconciliazione la premessa necessaria sta nella consapevolezza che le vicende della vita e la nostra umana fragilità ci hanno allontanato da Dio. Senza questo umile riconoscimento della nostra situazione di peccatori, il cammino non può avere inizio, né può essere efficace. E quindi anche il compiere i "gesti" della Quaresima diventa solo formalità che non cambia il cuore e non converte la vita. E per questa vita nuova è Gesù stesso, nel brano evangelico di Matteo, ad indicarci le colonne portanti: elemosina, preghiera e digiuno.

A proposito delle quali due sottolineature sono da fare. Anzitutto: può sembrare strano che Gesù indichi l'elemosina prima della preghiera. Quasi si potrebbe pensare che l'amore verso i poveri sia più importante dell'amore a Dio. Un assurdo? No di certo: Gesù intende provocarci, per farci comprendere che l'amore di Dio si incarna concretamente nell'amore verso i poveri, senza il quale non c'è vero amore di Dio.

Una seconda nota: in tutti e tre gli impegni Gesù indica il dovere di evitare ogni esibizionismo: "Quando fai l'elemosina non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti"; "E quando pregate... non siate simili agli ipocriti... per essere visti dalla gente"; "E quando digiunate non diventate malinconici come gli ipocriti... la gente non veda che tu digiuni". Nel cammino della conversione Dio condanna l'ipocrisia; non ama le sceneggiate, perché Lui "è nel segreto" e "vede nel segreto" e solo in base a quanto sta dentro il cuore "ti ricompenserà".

È questo lo stile della conversione: no ai gesti eclatanti, alla ricerca del pubblico applauso. Il cammino quaresimale deve partire dal cuore: "Laceratevi il cuore e non le vesti" indica Gioele. Non sono i gesti clamorosi quelli che Dio chiede a noi in questo tempo di grazia; la conversione ha inizio nel cuore, deve essere tradotta nella vita, la vita nuova dei redenti.

Commento a cura di Vincenzo Rini