Omelia (11-02-2018) |
don Giovanni Berti |
La potenza dei gesti inutili Clicca qui per la vignetta della settimana. Nel film di fantascienza "Elysium" del 2013, solo una piccola parte ricca dell'umanità che vive su una supertecnologica stazione spaziale lontana dalla Terra abitata da miliardi di poveri, può accedere a delle sofisticatissime macchine mediche che con un solo veloce passaggio di un raggio stile scanner fanno la diagnosi del corpo e guariscono da ogni tipo di malattia. Gesù, nei racconti dei vangeli, in tanti suoi miracoli di guarigione fa la stessa cosa. Guarisce e resuscita anche a distanza, senza nemmeno venire a contatto con il malato o la malata. La sua fama si era diffusa appunto per questo, e come dice il passo di vangelo di questa domenica, "venivano a lui da ogni parte". Sarebbe bello se esistessero davvero le macchine miracolose di Elysium, che di fatto avrebbero lo stesso potere di Gesù. Bisogna riconoscere che dai tempi del Vangelo fino ad oggi la medicina ha fatto passi incredibili in avanti, e pur non arrivando alle macchine che guariscono tutto, esistono strumenti davvero incredibili di diagnosi e cura impensabili solo qualche decennio fa. Il problema semmai oggi è che queste risorse non sono disponibili per tutti gli esseri umani, e il film di fantascienza diventa purtroppo realistico proprio in questa descrizione di una umanità divisa in tanti poveri che non possono avere cure minime e pochi ricchi che hanno accesso alle più sofisticate cure con possibilità sempre più alte di guarigione da ogni malattia. In tutto questo c'è però un gesto di Gesù che dal punto di vista dell'efficacia della guarigione fisica del lebbroso è totalmente inutile, e da un punto di vista religioso (nella mentalità dell'epoca) quasi fuorviante. Gesù per guarire il lebbroso lo tocca. È un gesto davvero inutile quasi sovversivo. Il lebbroso al tempo di Gesù era considerato un impuro, cioè lontano da Dio e indegno di stare nella comunità e nei luoghi di preghiera. Era la paura del contagio che aveva creato questa regola religiosa codificata addirittura nei testi sacri. E così il lebbroso (anche solo all'inizio della malattia, al primo segno epidermico della possibile malattia) era tagliato fuori dalla società, considerato impuro, con la sola remota speranza di poter guarire (cosa impossibile allora). Ma la guarigione era da verificare da parte delle autorità religiose, per quello Gesù invia il lebbroso guarito dai sacerdoti. Gesù con questo comando non vuole l'adempimento della legge religiosa ma il suo superamento, smascherando l'ipocrisia di quella legge. Infatti la legge che allontanava religiosamente i lebbrosi e altri malati, era una legge che condannava alla solitudine e alla povertà, prendendo come scusa Dio stesso. Era una legge che alla fine ammalava lo stesso rapporto con Dio. Gesù fa il gesto di toccare il lebbroso con il rischio di diventare lui stesso impuro. Ma è ben per questo che Gesù lo compie. Tocca e si fa toccare dal lebbroso ancora prima della guarigione vera e propria, per far comprendere che la vera malattia da cui era colpito il lebbroso è quella della solitudine, della povertà, della mancanza di accoglienza, della emarginazione sociale e religiosa. Gesù allora toccandolo decide di annullare tutta questa separazione facendo capire che la guarigione fisica è solo uno degli aspetti problematici, ma la vera questione in ballo è la malattia spirituale che è peggiore della lebbra epidermica. Il giudizio, la mancanza di accoglienza, la solitudine imposta sono malattie che rendono "lebbrosa" la società e "lebbrosi" anche coloro che ne fanno parte anche se sono sani e ricchi. E alla fine Dio stesso, preso come scusa per tenere lontane le persone indesiderate e considerate indegne, appare "lebbroso" pure lui. Gesù con quel gesto "inutile" compie un gesto di tenerezza che guarisce molto di più di medicine o possibili macchine miracolose e fantascientifiche. Tocca il malato per dirgli che è con lui, e che qualunque sia la causa del suo male o l'esito della malattia, l'amore e la tenerezza rimangono sempre. Penso che chi opera in ambienti sanitari conosce bene l'importanza del rapporto con la persona malata e i famigliari. Non bastano le cure miracolose per risolvere il problema della sofferenza. La malattia va affrontata con la capacità di coinvolgersi, farsi vicino, toccare e lasciarsi toccare. E il futuro del progresso medico non sarà solo nelle macchine o nelle cure, ma nell'accesso possibile a tutti, poveri e ricchi, a queste cure e a quelle che già ci sono. Il progresso è nel prendersi cura del malato e non solo curare l'organo che non funziona. Gesù è davvero sovversivo nel suo gesto di toccare il lebbroso, perché sa che è un gesto inutile ai fini della malattia fisica, ma necessario per la malattia spirituale, sociale e religiosa. Se sono pochi coloro che hanno la formazione e gli strumenti per curare fisicamente le malattie fisiche (medici e infermieri), tutti abbiamo il potere formidabile di curare chi sta male anche con un solo abbraccio, con uno sguardo di comprensione e tenerezza, con la vicinanza e la condivisione di sofferenza e speranza di guarire. Sono piccoli gesti solo apparentemente inutili ma in realtà potenti più di una macchina guaritrice fantascientifica. Sono i gesti del Vangelo. Clicca qui per lasciare un commento |