Dal deserto al paradiso
Subito dopo
Mentre Matteo e Luca si dilungano nella descrizione delle tentazioni nel deserto di Gesù con dovizia di particolari, di dialoghi e di luoghi, Marco nella sua essenzialità è particolarmente incisivo. I racconti degli altri sinottici ripercorrono le tentazioni dell'antico Israele, e quelle degli uomini di ogni tempo e mettono nella bocca di Gesù la forza della Parola: sta scritto (Mt 4,4; Lc 4,4); Marco ci chiede di ricercare nelle poche parole che ci tramanda la loro forza, ci educa a penetrare ogni singola parola, di coglierne il senso, le profondità e la potenza dello Spirito che ha guidato la scrittura, lo stesso che sospinse Gesù nel deserto.
Il testo liturgico sostituisce con in quel tempo l'espressione subito dopo che troviamo nel vangelo. Marco usa molto spesso la parola subito, forse è una reminiscienza del linguaggio parlato che collega un avvenimento all'altro; certo è che comunica quasi una fretta, una urgenza, una necessità impellente che non lascia spazio a traccheggiamenti.
lo Spirito sospinse
Lo Spirito che Gesù vide discendere su di lui come colomba (Mc 1,10), lo conduce ora nel deserto. Sembra proprio che sia disceso per spingere, buttare, gettare nello scontro con satana, lui animato dallo Spirito e colui che divide, l'avversario, colui che si oppone, aggressore, che complotta contro l'altro.
"Satana è colui che erige degli ostacoli, e si colloca tra me e lo scopo che Dio mi ha prefissato. Vuole distogliermi dalla volontà dell'Uno" (B. Standaert).
Non è la storia chiusa in una quarantena, piuttosto il senso profondo del mistero della incarnazione, Gesù, il Figlio amato dal Padre, è mandato a condividere tutto ciò che fa parte della umanità; le fragilità, le debolezze, le sofferenze, i dolori, il senso d'abbandono, la morte dell'uomo. Ogni parola di questo breve testo richiama parole e ripercorre situazioni dell'Antico Testamento, il deserto, i quaranta giorni, la tentazione; Marco ha la preoccupazione di dirci che Gesù in continuità con l'opera del Padre ha in sé una novità: è la condivisione con la esistenza fragile della creazione, è lo Spirito dell'Amore che discende su Gesù e che con Lui è calato nella fragilità, è lasciato in balia delle contraddizioni dell'uomo. L'infinito incontra le finitezze della creazione, l'uomo non è lasciato solo nelle sue paure, nelle ansie della storia, nelle sue cadute. Gesù è sospinto dalla Spirito a sperimentare fin nel profondo del suo essere la fatica della storia umana. I dubbi, le incertezze, la paura di essere lasciato solo a se stesso dell'uomo trovano in Gesù un compagno di viaggio perché è esperienza di tutta la sua esistenza fino alla passione: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36).
Gesù è davvero il Figlio amato perché ha sperimentato tutta la paura umana e si è affidato al Padre, ha creduto nell'Amore.
Stava con le bestie selvatiche
La Paura sembra dominare i nostri giorni, la paura dell'altro, del diverso, di chi è venuto da lontano; e qual è la nostra reazione? C'è la paura dell'abbandono, di essere lasciati, di non farcela da soli. Abbiamo paura di non essere sufficientemente forti, di non essere sufficientemente amati; e qual è la nostra reazione? Quanta violenza, quanta morte sono conseguenza delle nostre paure, delle nostre esasperazioni che né violenza, né morte risolvono; quanti omicidi-suicidi sono epilogo di storie travagliate, di paure lasciate che ci dominino, quanto satana ha preso possesso della storia dell'uomo.
Marco termina con un'ultima immagine: Stava con le bestie selvagge e gli angeli lo servivano.
Non ci potrebbe essere contrasto più stridente. Quotidianamente sperimentiamo quanto selvaggio sia il nostro mondo, quante selvagge siano le reazioni degli uomini. L'immagine che Marco ci regala è quella di una convivenza pacificata: Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà (Is 11,6).
"Io vengo a te, o Cristo, che hai combattuto per noi nel deserto: condotto dallo Spirito, tu hai vinto il principe di questo mondo; nuovo Adamo, tu fai rifiorire il deserto in paradiso!"
(S. Andrea di Creta).
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