Omelia (18-02-2018)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di don Massimo Cautero

Tentati da Satana, sorretti dal Padre!

Parlare pubblicamente di satana, diavolo, demonio, oggi può significare essere presi per persone poco serie, affabulatori di infima categoria se non addirittura una sorta di romanzieri. E' un pericolo serio e seriamente va preso e considerato in barba alla "tentazione" teologica di escludere il Maligno dalla vita di fede del cristiano, dalla realtà quotidiana che ogni cristiano vive nelle piccole e grandi prove della vita, coscienti che non tutte le tentazioni sono causa del maligno ma, sicuramente, il maligno è sempre causa di tentazione ove egli agisce.
Che il compito dell'avversario, del maligno, sia quello di tentare e provare a far perdere il dono della vita eterna agli uomini penso debba essere un dato evangelicamente acquisito anche se, a dir del vero, non possiamo mai omettere le reali responsabilità personali che i cristiani compiono di propria e consapevole volontà nel peccato e nelle scelte contro l'Amore di Dio. Come dire: il compito del maligno è tentare - è il suo lavoro! - ma la decisione di peccare è lasciata sempre alla nostra responsabilità. Posso essere tentato di appropriarmi di una borsa lasciata incustodita o smarrita, l'opera del maligno è farmi vedere questa cosa come buone e desiderabile, magari proprio in un momento in cui ho bisogno, ma la decisione di prendere e appropriarmi della borsa sarà mia, frutto del mio sacco!
Dare la colpa al solo demonio è piuttosto riduttivo e pericoloso, ma per un cristiano lo è anche considerare la tentazione ed il peccato come solo frutto della decisione personale, si tratta, quindi, di mantenere sempre un equilibrio ed una coscienza tra quella che è una tentazione, e chi probabilmente me la propone, e ciò che liberamente decido dopo aver valutato, nella mia coscienza, il bene da compiere ed il male da evitare.
Ci sarà, in questo, sempre una libertà a cui fare riferimento che stabilirà, di fronte a Dio, il bene compiuto ed il male fatto, ricordando che la mia coscienza farà i conti sempre con questa scelta.
La libertà di decidere è talmente importante che, nel caso di possessione diabolica, il demonio può straziare un figlio di Dio e usarlo per fargli fare o dire nefandezze, ma non può riuscire a fargli perdere la figliolanza e la vita eterna perché non possiederà mai la sua libertà, la sua coscienza, la sua anima, la sua capacità di decidere il bene da fare, per questo il male che il posseduto soffre, liberamente accettato, con pazienza e sopportazione, diventano causa di merito e santità proprio perché egli ha potuto usare la sua libertà per pazientare e sopportare e magari offrire le sue sofferenze per il bene di qualcuno, non essendo colpevole di nessuna nefandezza che lo spirito maligno gli ha fatto compiere durante la possessione.
Ma la tentazione non è la possessione e, in un certo senso, la libertà per il bene da fare ed il male da evitare è ancora più importante: la tentazione è si una prova ma, nella prospettiva dell'amore salvifico di Dio, la prova è anche l'occasione più importante che gli uomini hanno per confermare la propria figliolanza e per aderire alla Salvezza esercitando la propria libertà: «Nessuno che non abbia fatto esperienza delle tentazioni potrà entrare nel regno dei cieli. Togli infatti le tentazioni e non ci sarà nessuno che si salva», così Sant'Atanasio ci riporta un detto di Sant'Antonio del deserto.
Dire quindi sono tentato", dire "sono libero" e dire "voglio salvarmi" è per il cristiano dire la stessa cosa o, almeno, un buon cristiano deve sempre considerare la "prova della tentazione" come l'occasione per esercitare la libertà dei figli di Dio, di accogliere quella fede vera e salvifica che genera autenticità e si tiene lontana da quella fede che "tenta" Dio chiedendogli continuamente le cose sbagliate - segni, miracoli, apparizioni, prodigi... -, una fede cioè che non va da nessuna parte. A chi obietta il contrario posso anche suggerire di riflettere sulle parole del Padre Nostro che chiedono al Padre di non "abbandonarci nella tentazione" (come la Chiesa ha recentemente sentito l'esigenza di sottolineare, cambiando, precisandole, le parole della preghiera!), e di non aver paura di affrontare qualsiasi tentazione perché, se il Padre la permette, è solo per il nostro bene, la nostra dignità, la nostra salvezza: il padre non sa che farsene di automi programmati e freddi, il Padre ci desidera figli liberi che liberamente lo scelgono come Padre, riconoscendolo volontariamente e coscientemente fra migliaia di falsi padri che chiedono agli uomini di diventare loro burattini. Il demonio divisore, non potendo avere veri figli, deve accontentarsi solo di burattini che quando si è stufato di manovrare getta nel fuoco!
Quindi, leggere nei Vangeli le tentazioni di Gesù nel deserto, dovrebbe dare immediatamente la percezione della libertà e la Potenza Divina che abitano il Cristo! Gesù non è spinto nel deserto semplicemente per mostrare come si vince la tentazione, egli ci mostra l'enorme dignità della libertà cristiana che non è vittima dell'avversario tentatore ma protagonista di quella vita che, seppur tentata, è destinata ad essere servita dagli angeli, destinata cioè alla vita eterna, alla Resurrezione che Cristo, vero prototipo dei figli e degli uomini liberi, ci ha guadagnato salendo liberamente sul trono della croce.
Nelle tentazioni di Gesù nel deserto siamo invitati a leggere lo statuto dell'uomo libero ed in cammino verso la salvezza, certo, Gesù ci mostra e apre a noi la strada non esentandoci dalla fatica di seguirla, sempre sottolineando la dignità e la grandezza della libertà umana che quando si decide per il bene, ogni bene, si incammina sempre anche verso il suo bene più grande, la salvezza, la resurrezione, anche se subito non gli è evidente, ed è proprio su questa evidenza, sul bisogno che abbiamo di renderci conto dell'importanza della nostra libertà e del dono della salvezza, che il tempo della Quaresima si svolge e viene ad aiutarci: invece di pensare alla Quaresima semplicemente come ad un periodo in cui bisogna "fare" delle cose, cominciamo a pensarlo come un tempo che ci viene dato in dono per essere qualcuno, per confermare la nostra figliolanza, affermare la nostra libertà al bene. Le strade sono sempre quelle che il nostro "prototipo", il Cristo, ci mostra e ci invita a seguire "dietro di Lui": l'eterna Legge dell'Amore che salva, la beatifica volontà di amare Dio ed il prossimo che apre le vie al cielo, la volontà di affermare la libertà al bene ed il rifiuto del male in ogni situazione della vita. Non escludiamo anche la possibilità che la quaresima ci offre di dare un'enorme sofferenza al demonio tentatore, sofferenza giusta che ci è sempre concessa, cioè dirgli di no e accusandolo delle sue menzogne, delle sue lusinghe, smontando il suo fascino con qualche decisione ed azione forte per il bene, combattere così, con la libertà dei figli di Dio, colui il cui unico desiderio è dispiacere il Padre togliendogli i figli, dimostrandogli che il Padre non rimarrà mai senza figli anche se per esserlo, noi suoi figli, dobbiamo sempre un po' lottare!