Omelia (13-01-2014)
Paolo Curtaz


Gesù passa lungo il mare per cercare discepoli. In realtà si tratta del lago di Tiberiade ma Marco vuole lanciarci un segnale. Il mare, in Israele, è il luogo del confine che separa la luce delle tenebre. Diversamente dai popoli del Mediterraneo, gli ebrei non hanno una gran confidenza con l'acqua che rappresenta sempre il male. Ma un mare segna anche un confine geografico, in questo caso fra Israele e i popoli pagani, a est. Gesù cammina lungo i confini, cerca discepoli ai margini. Il nostro è un Dio delle periferie della storia, abita lontano da Gerusalemme, la Santa. E cerca discepoli non fra gli studenti delle scuole teologiche ma fra i pescatori e gli esattori delle tasse. L'inizio folgorante della predicazione di Gesù ben rivela quello che sarà il suo stile. Così è il nostro Dio, così vuole muoversi per raggiungere ogni uomo. Ma, per seguirlo, dobbiamo abbandonare le reti, ciò che ci tiene legati al passato, i legami col clan e la famiglia, ciò che ci impedisce di essere liberi. Il Signore ci chiama a diventare pescatori di umanità, a tirar fuori da noi stessi e dalle persone che incontriamo tutta l'umanità possibile.