Omelia (25-01-2014)
Paolo Curtaz


Paolo è l'unico santo di cui festeggiamo la conversione. Perché la conversione di Paolo è diventata il modello di ogni conversione, il percorso di ogni discepolato.
Fa spavento leggere la storia di Saulo. Perché è lontana dagli stereotipi che abbiamo nel cuore. È un persecutore della causa cristiana ma non è un arrogante, un violento. È un uomo di cultura, uno che è nato e che è cresciuto in una città multietnica, una metropoli del passato. Saulo si è confrontato con il mondo ellenistico e quello romano ed ha approfondito le sue radici ebraiche. Da dove gli deriva, allora, tutto quell'astio? Dallo zelo religioso! Saulo è convinto di combattere i cristiani in nome di Dio! Di combattere Dio in nome di Dio... Lo zelo è cieco, anche quello religioso. E l'unico modo di salvare Saulo è scaraventarlo in terra, farlo cadere, farlo precipitare. A volte la conversione passa proprio attraverso una caduta, un problema, un fallimento. Gesù gli fa lo sgambetto e Saulo, infine, si ravvede, inizia a riflettere. Si rialza cieco perché la cecità è la condizione della sua anima! E nella cecità dovrà restare fino ad incontrare il pauroso Anania. Sempre la Parola passa attraverso le mani inadatte di qualche cristiano non all'altezza della situazione. E da Anania Paolo riceve il battesimo e la luce. Possiamo esserci convertiti con un evento improvviso, oppure la nostra conversione dura da decenni: oggi facciamone memoria.