Omelia (28-01-2014)
Paolo Curtaz


Hanno saputo delle voci sul loro famigliare e si sono precipitati a vedere cosa stia davvero succedendo. Fanno parte del clan di Gesù, c'è anche sua madre fra i presenti che cercano di parlare col loro congiunto. Marco lascia intendere, e più avanti lo espliciterà, che non hanno buone intenzioni: si vergognano di lui, pensano che sia impazzito. Così cercano di far prevalere i legami affettivi, di riportarlo a Nazareth. Ma Gesù non lo vuole nemmeno vedere: sa bene quali sono le loro intenzioni. Gesù chiede ai discepoli di liberarsi da ogni legame, anche da quello di sangue e propone una nuova famiglia che è la comunità di coloro che ascoltano e vivono la Parola. Un nuovo legame più forte di quello di sangue, più autentico, legame che, ne sono certo, molti di noi hanno sperimentato. A volte con i fratelli di fede ci sono rapporti più intensi e autentici di quelli che viviamo ogni giorno in casa! Siamo famigliari del Signore, siamo diventati suoi fratelli grazie alla Chiesa che è la comunità specchio di una nuova umanità. Con gioia immensa, oggi, viviamo questa appartenenza!