Omelia (30-01-2014) |
Paolo Curtaz |
Oggi siamo invitati a fare due cose: anzitutto a testimoniare la nostra fede come una fiamma che viene posta in alto, nel lampadario e non viene nascosta sotto lo sgabello. Non si tratta di fare propaganda a Dio o di girare con grandi croci appese al collo, ma di essere accesi. Possiamo illuminare solo se noi per primi siamo contagiati dalla fiamma divorante che è Cristo! E per farlo siamo chiamati a giudicare noi stessi e le persone che ci stanno accanto con uno sguardo benevolo, di compassione, di misericordia, di tenerezza. Con la misura con cui misuriamo saremo misurati. Ed è una pessima testimonianza dirci cristiani e vivere con durezza, senza comprensione, con insofferenza e rabbia! Meglio tacere, meglio smettere di essere cristiani piuttosto che infangare il vangelo con la nostra poca coerenza... La Parola seminata nei nostri cuori e germogliata porti frutti di luce e di tenerezza, di ascolto e di perdono, di testimonianza gioisa della nostra appartenenza cristiana. Solo così potremo tornare ad essere credibili quando parliamo di Gesù: ascoltando e vivendo ciò di cui stiamo parlando! |