Omelia (24-02-2014)
Paolo Curtaz


Brutta figura, diciamolo chiaramente. Anzi: pessima. Gli apostoli hanno seguito Gesù nei territori pagani per imparare la compassione. E forse qualcosa hanno capito. Ma quando tornano in Galilea escono fuori altri evidentissimi loro (e nostri) limiti. Pensano ormai di avere capito, di essere capaci, di essere in grado. Sono diventati famosi, seguendo il Maestro, perché non fare come fa lui senza disturbarlo? Gesù è appena sceso dal monte della trasfigurazione. La folla è stupita, come era stupito il popolo di Israele vedendo scendere Mosè dal monte. E succede il parapiglia: un povero padre preoccupato dall'epilessia del proprio figlio chiede aiuto ai discepoli che pensano di poterlo guarire. Ma non funziona, assolutamente. Manca l'essenziale, manca la fede. Il padre, disperato, chiede aiuto direttamente a Gesù. Gesù, urtato dalla situazione, reagisce in malo modo: tutto è possibile per chi crede. E questa affermazione spalanca il cuore del padre, più preoccupato per la salute del figlio che per la propria fede. E la sua diventa la più bella preghiera del vangelo: credo, Signore, ma tu sostieni la mia incredulità!