Omelia (25-02-2014)
Paolo Curtaz


Era stato Pietro, a Cesarea di Filippi, a redarguire Gesù che parlava di croce e di morte. Per la seconda volta, ora Gesù parla della sua passione. Gli storici discutono: è un'affermazione di Cristo o della comunità dopo la Pasqua? Probabilmente entrambe le cose: Gesù sapeva di attirarsi l'odio dei religiosi che in lui vedevano un costante pericolo e, nello stesso tempo, la comunità rilegge profeticamente la sua preoccupazione. Ma, dopo questo secondo annuncio della passione, avviene qualcosa di incredibile: i discepoli tacciono, non osano chiedere, non hanno capito. Non capiscono cosa sta succedendo, sono tutti bloccati nel loro piccolo orizzonte. Non capiscono che qui si fa sul serio, che Gesù è disposto ad andare fino in fondo nella sua missione, costi quel che costi. Non capiscono e, anzi, cominciano a discutere su chi sia il più grande fra di loro! Sconcertante! Gesù parla della sua morte e loro, i suoi migliori amici!, discutono sulle cariche da spartirsi! Gesù, ancora una volta, si mette da parte e comincia ad insegnare seduto, come fanno i rabbini. Non è questa la logica dei discepoli. Capiamolo, infine.