Omelia (01-03-2014) |
Paolo Curtaz |
Dio è una cosa da adulti, non scherziamo. I bambini fanno chiasso durante le celebrazioni e non si accorgono di essere inopportuni. E Dio rientra fra le cose importanti della vita, fra quelle che richiedono un volto appropriato, una seriosità d'ufficio. O no? Al tempo di Gesù i bambini erano considerati poca cosa, dei non-ancora uomini, piccoli e fragili. Le donne se ne occupavano e dovevano educarli a diventare grandi in fretta, per contribuire al sostentamento famigliare. Gesù, invece, ama i bambini, non li respinge e invita i compassati apostoli a fare altrettanto. E a noi discepoli chiede di accoglierli e, addirittura, di imitarli. Non nel senso di diventare infantili, o di avere una fede piccina e ingenua, ma nel senso di imitarne lo stupore e la dipendenza. Lo stupore di chi scopre sempre cose nuove, atteggiamento che tanto manca alle nostra vite da adulti. E dipendenza da qualcuno che si occupa di noi mentre ci insegna a diventare autonomi, esattamente quello che fa il Signore con noi. Gesù non ci chiede di tornare bambini ma di diventare bambini, perché la vita è una progressiva semplificazione. |