Omelia (24-03-2014) |
Paolo Curtaz |
Lo sappiamo bene, è diventato proverbiale: è difficile essere profeti in patria. E Gesù cita due casi che tutti conoscevano, quello del generale lebbroso siriano Naaman, guarito dal profeta Eliseo e della vedova di Sarepta in Sidone che ospitò il profeta Elia. E subito pensiamo, a ragione, a quanta fatica facciamo nell'essere riconosciuti come cristiani proprio nel luogo in cui abitiamo o con i nostri famigliari. Bene, giusto, è corretto. Ma proviamo a pensare anche a quanti profeti noi per primi non riusciamo a riconoscere. Magari proprio il nostro parroco noiosetto o la mamma un po' troppo bigotta... Gesù ci chiede di aprire il cuore per riuscire a riconoscere tutto il bene che egli riesce a instillare nelle persone che ci stanno accanto, persone che, a volte, diventano strumenti attraverso i quali Dio ci raggiunge. Il mondo è zeppo di profezia, di indizi, di segni, di rimandi, è il nostro sguardo che non sa più stupirsi, che non riesce più ad accorgersi del tanto che abbiamo attorno a noi. Impegniamoci, in questa settimana, a riconoscere i tanti profeti che ci camminano accanto... |