Omelia (25-03-2014) |
Paolo Curtaz |
Nove mesi prima di Natale, per convenzione, celebriamo la festa dell'annunciazione che interrompe il nostro percorso quaresimale: è un invito a riflettere sull'incarnazione. Dio si è fatto carne. Se non avessimo alle spalle duemila anni di cristianesimo salteremmo sulla sedia su cui siamo seduti davanti all'enormità di un'affermazione del genere! E oggi celebriamo proprio il momento in cui Dio è entrato nella storia, si è fatto strada per raggiungerci, ha smesso la sua divinità per essere accessibile, incontrabile. L'incarnazione non è che l'ultima fase di una lunga storia di relazione e di affetto che Dio intreccia con ciascuno di noi e che avrà il suo definitivo compimento nella redenzione. Dio si è comunicato lungo la storia attraverso gli uomini ma, purtroppo, questo dialogo spesso è stato disatteso, foriero di incomprensioni. Così Dio, stanco di non essere capito, ha deciso di diventare uno di noi. Se Dio è diventato uomo non dev'essere così male essere uomini. Se Dio è diventato uomo è perché gli uomini possano diventare come Dio. Se Dio è diventato uomo è nella piena umanità che possiamo realizzare la nostra vita e chi contrappone l'umanità alla fede è completamente fuori strada. Se Dio è diventato uomo allora oggi, per ognuno di noi, è una splendida giornata! |