Omelia (04-04-2014)
Paolo Curtaz


Il clima, ormai, è arroventato. La Giudea non è come la Galilea: la capitale manifesta ostilità verso le novità, soprattutto ora che il tempio ha ridato lustro e forza alla classe sacerdotale. Figuriamoci con quanta insofferenza Gerusalemme sopporti i profeti di turno che rischiano di richiamare l'attenzione dell'invasore romano che solo da poco ha lasciato maggiore autonomia alla capitale! La spregiudicatezza del Nazareno, la sua libertà interiore, il suo seguito aggiungono benzina sul fuoco. Gesù deve scappare, tornarsene nella più quieta Galilea. Ma non resiste al richiamo della Santa e si unisce, quasi di nascosto, annota Giovanni, ai fratelli che salgono per la festa delle Capanne. E nel tempio Gesù quasi urla il suo messaggio, chiede di essere ascoltato, brama di annunciare il Regno, costi quel che costi, anche a rischio della propria vita. Il tempo, ormai, si è fatto breve. Gesù non fugge, non ha paura, andrà fino in fondo. E così farà. Ammirati, storditi, stupiti, vediamo la passione, la forza, la virilità del Signore che continua a gridare il messaggio evangelico nonostante le nostre resistenze e la nostra sordità.