Omelia (17-04-2014)
Paolo Curtaz
Commento su Giovanni 13,1-15

Inizia il Triduo della passione, morte e resurrezione del Signore: tre giorni di grande intensità spirituale. Il giovedì santo facciamo memoria dell'istituzione dell'Ultima cena e del sacerdozio.
Il triduo pasquale è il cuore del nostro anno liturgico, il vertice della nostra fede. Il nostro passo rallenta fino a coincidere con le ultime ore del Signore. Stamani in tutte le comunità del mondo i sacerdoti si radunano con il proprio vescovo per prepararsi: insieme pregano e consacrano gli olii che serviranno alla vita sacramentale delle comunità: per la guarigione dei malati, per il dono dello Spirito Santo, per l'esorcismo battesimale. Poi, ognuno della propria comunità, da quella sperduta in cima ai monti alla grande parrocchia della periferia cittadina, ci ritroveremo per celebrare quella prima eucarestia, quel primo momento, quel giovedì sera in cui Gesù ha "inventato" l'eucarestia, il modo povero e popolare di restare presente in mezzo a noi. Una celebrazione dal sapore intenso, vero, umile. Gesù, nel racconto di Giovanni, lava i piedi ai propri discepoli, si fa servo. Servizio che siamo chiamati a reiterare continuamente nella Chiesa. Inizia poi la grande notte di veglia: in questa notte Gesù sceglie di donarsi, di andare fino in fondo, di consegnarsi alla volontà degli uomini che non vogliono consegnarsi alla volontà di Dio. Vegliamo, amici.