Omelia (09-05-2014)
Paolo Curtaz


Siamo seri: chi conosce la cultura e la sensibilità del mondo ebraico contemporaneo a Gesù non può sussultare quando legge queste parole. Gesù sta cercando di raddrizzare la situazione, di portare i suoi ammiratori ad una profondità maggiore, di farli passare da una visione terrena della fede ad una più spirituale, più autentica. No, Gesù non è il guaritore che fa miracoli, che trova le soluzioni, che nutre la folla affamata. Non è il guru della situazione che va blandito e venerato perché manifesti la sua benevolenza... Il messaggio del miracolo era totalmente diverso: davanti alla fame condividi quel poco che sei e che hai. Ora, però, il gioco si fa duro: Gesù ammonisce i suoi ascoltatori. Lui solo sazia il cuore, lui solo riempie la vita, lui solo parla di Dio correttamente, lui solo ci dona la vita dell'Eterno. E, per credere in lui, occorre mangiare la sua carne e bere il suo sangue. Come, prego? Cosa sta dicendo? Invita la folla al cannibalismo? Peggio: invita gli ebrei a nutrirsi del sangue, ritenuto talmente impuro da non poter essere toccato? Il sangue, per la Bibbia, contiene la vita, chi si dissangua muore. Gesù ci chiede di accedere alla sua vita!