Omelia (12-05-2014) |
Paolo Curtaz |
Sto a cuore al Signore Gesù. Tanto. E mi conosce come io conosco lui. Anzi: mi conosce meglio di quanto io stesso possa conoscermi. Ai mercenari non importa chi sono: importa cosa faccio, quanto produco, quanto consumo, quanto sono utile. Divento merce di scambio: per gli affetti, per i denari, per il tornaconto di coloro a cui sono utile. Valgo se servo a qualcuno, quindi di me conoscono solo un aspetto che, spesso mi mortifica, mi schiaccia, mi intrappola in un ruolo. Non così per Gesù, il pastore bello che chiama le pecore per nome. Ogni capello del mio capo è contato, ogni mio fiato conosciuto, ogni mio passo osservato. Non controllato, non spiato come, anche in passato, si diceva, con quell'immagine orribile di un occhio che scruta da un triangolo, come se Dio fosse un inquietante spione pronto a cogliermi in fallo. Gesù mi conosce perché mi ama e mi conduce. Con questa straordinaria certezza iniziamo la nostra settimana, affrontiamo le nostre fatiche. Possiamo compiere qualunque cosa poiché siamo amati. |