Omelia (02-05-2002) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla liturgia del giorno Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Come vivere questa Parola? La forza e il cuore del vangelo odierno tutti si schiudono a partire da quel verbo importantissimo, ripetuto tre volte in tre versetti, che è "rimanere". Rimanere è l'esatto contrario di "errare", che non a caso, nella sua ricchezza semantica, significa tanto "girovagare" quanto "sbagliare", "smarrirsi". Rimanere è quella capacità di stare, di esercitare l'obbedienza, di vivere la fedeltà duratura, soprattutto in tempi difficili, unica condizione per acquisire consistenza, spessore, profondità. Rimanere senza farsi trasportare dalla tempesta dei propri umori superficiali, delle proprie sensazioni, a seconda di ciò che sul momento appaia ai nostri gusti più piacevole e più appetibile. Rimanere, certo, ma dove? Rimanere nell'amore di Gesù che è l'amore stesso del Padre. Desiderare di fare del suo amore la nostra dimora, il nostro abito, l'atmosfera in cui ci muoviamo, l'aria che respiriamo. E questo nella consapevolezza che dopo la croce di Gesù e la sua discesa agli inferi, davvero non esiste più luogo, situazione o persona che non siano stati raggiunti e inondati dal suo amore. Oggi, nella mia pausa contemplativa, rileggerò con fede il salmo 139,1-12; canterò insieme al salmista: "Dove andare lontano dal tuo Spirito?", proponendomi nel cuore il voto di stabilità nell'amore di Dio. Verbalizzerò dicendo: "Che non sia mai trovato altrove dal tuo amore, mio Dio". La voce di un illustre contemporaneo Dovunque vada, sia pure nella stratosfera o nell'aldilà, l'uomo non potrà mai uscire dall'atmosfera di Dio Bonnard |