Omelia (22-05-2014)
Paolo Curtaz


Rimanere nell'amore. Dimorare, restare, non scappare. Come quando, su un palco teatrale, uno stretto fascio di luce illumina il protagonista, lasciando nell'ombra tutto il resto. Se restiamo nella luce dello sconfinato amore di Dio possiamo nutrirci e crescere e vivere. Fuori da quell'amore solo tenebra. E possiamo rimanervi se ascoltiamo la sua Parola, solo se rendiamo concreto, come dicevamo, questo amore osservando i comandamenti. In particolare il comandamento che Gesù ci ha lasciato e che porta a compimento e sostituisce ogni altro: amatevi dell'amore con cui vi ho amati. Accedere all'amore che ci proviene da Cristo ci rende capaci di amare. Senza sforzo, come una nuova dimensione, come una fioritura primaverile. Scoprirci amati e capaci di amare, restare sotto la benevola presenza di Dio ci rende felici. Di una felicità che, come la pace di cui parlavamo pochi giorni fa, non è come quella intesa dal mondo. Una felicità interiore assoluta, completa, che nulla può spegnere, nemmeno il peccato o il dolore o la delusione di noi stessi. Lasciamoci amare, amici.