Omelia (24-05-2014)
Paolo Curtaz


Abbiamo parlato d'amore, negli ultimi giorni. Di un amore che ci apre alla vita, un amore fecondo che ci riempie di gioia. Un amore che ci identifica col Maestro e che non è il risultato di uno sforzo ma la diffusione di un'esperienza. Oggi, drammaticamente, Gesù parla di odio quasi interrompendo un idillio. Un odio feroce rivolto verso i discepoli, un odio violento e omicida che proviene dal "mondo", cioè da chi non accoglie la luce e preferisce dimorare nella tenebra. È un mistero che sperimentiamo anche in noi stessi: davanti alla scelta della luce, spesso, preferiamo la tenebra. È un istinto radicato in noi che non fatichiamo a riconoscere e che, nella prospettiva biblica, chiamiamo "peccato delle origini", così chiamiamo la parte oscura che nasce insieme a noi e contro cui dobbiamo lottare per tutta la vita. Esiste la tenebra, e lavora, opera, scardina, incanta, seduce, uccide. Gesù stesso ne fa esperienza: la sua morte è conseguenza dell'odio davanti al giusto, dell'iniquità che sceglie di cancellare la luce piuttosto che cambiare la propria vita. Più ci avviciniamo alla luce e più le tenebre lottano in noi e attorno a noi. Non spaventiamoci.