Omelia (29-05-2014)
Paolo Curtaz


Non deve essere stata una gran giornata, quella dei discepoli. Ignari di quanto sta per succedere, hanno seguito il Maestro dopo l'ultima cena ed ora, nei pressi del Getsemani, ascoltano la sua lunga riflessione che riassume la sua visione delle cose e rivela il suo stato d'animo. Hanno raggiunto le vette sentendolo parlare di un amore che scaturisce dal Padre. Hanno ascoltato, sbigottiti, quando ha parlato di odio proveniente dal mondo. Si sono rasserenati per qualche istante quando ha promesso loro il Paraclito, l'avvocato difensore. Mi immagino lo stato d'animo dei Dodici, travolti dalle parole del Signore, storditi dall'intensità del suo discorso. Ma non è finita. Anzi, il colpo deve ancora arrivare: Gesù dice che a breve piangeranno. Di cosa sta parlando? Resto sempre allibito davanti a queste parole che indicano quanto gli apostoli non avessero capito nulla della situazione. Solo Giuda aveva capito e, dal suo discutibile punto di vista, cercato una soluzione al momento. È solo, Gesù. Solo davanti alla sua morte, ma trova ancora la forza e il tempo per rassicurare i suoi. Il loro pianto si trasformerà in gioia.