Omelia (31-05-2014)
Paolo Curtaz


Conclude il mese di maggio la festa della Visitazione di Maria ad Elisabetta, una pagina fresca, tutta "pasquale", l'incontro fra queste due donne che già vedono il sogno realizzato...
È il più bel complimento riservato a Maria. E proviene dal vangelo, perciò è così importante. Meglio: è stata una sua parente a formularlo, una che sa cosa significhi essere destinataria della fantasia di Dio. Un complimento che fa impallidire le nostre tante affermazioni devote, le nostre iperboli talora teologicamente imprecise. Beata te che hai creduto! Dice Elisabetta alla sua cuginetta scesa dalla Galilea. Come a dire: come hai potuto credere in un'enormità del genere? Già è difficile credere che una sterile in età avanzata possa partorire. Ma credere che Dio si comprima nel ventre di una quindicenne! Come splendidamente dice sant'Agostino, Maria dovette concepire Gesù prima nella fede e poi nella carne. Credere che nulla è impossibile a Dio che rende feconda una donna sterile, che entra nel grembo di una ragazzina adolescente. Credere che Dio diventa uomo, che abbandona il tempio per far diventare la casa un tempio. Un Dio di carne, da abbracciare e coccolare, con cui giocare e parlare, di cui inorgoglirsi e con cui litigare... Quanta fede ci vuole per credere a una cosa del genere, Maria?