Omelia (12-06-2014) |
Paolo Curtaz |
La prima questione che Gesù affronta, nel discorso della montagna, è fra le più importanti e più sensibili di ogni religione: il rapporto con la violenza. E Gesù è molto attento a definire lo spirito profondo della norma voluta da Dio: l'esercizio della violenza non si riduce alla fisicità, allo scontro armato, alla lotta ma è un atteggiamento mentale. Il disprezzo del fratello, la presa in giro, il pettegolezzo, rientrano nella stessa logica, sono nella stessa linea di pensiero. Certo: uccidere una persona non è come giudicarla ferocemente, ma è un atto lontano dalla logica del Regno. Gesù propone un modello immensamente più alto: quello della conciliazione, della mediazione, dell'intesa, della non-violenza come atteggiamento abituale e proficuo. Al punto che chiede al discepolo di non accedere alla preghiera e al sacrificio se qualcuno ha qualcosa da ridire nei suoi confronti, escludendo a priori che un discepolo possa avercela con qualcuno! Vola alto, Gesù, e sarà lui per primo a vivere le beatitudini e a realizzarle nella sua vita, fino alla fine. Chiediamoci se le sue sono proposte irrealistiche o l'unico sano, serio e valido modo di vivere... |