Omelia (26-06-2014) |
Paolo Curtaz |
Anche noi siamo stupiti e anche un po' scossi. Gesù parla con autorevolezza, è evidente a tutti che sa bene di cosa parla. Leggendo ci accorgiamo che le sue parole, in questo caso, sono rivolte a noi. A noi discepoli che cerchiamo con semplicità e autenticità di vivere il vangelo, che cerchiamo di lasciare che esso porti frutto alle nostre piccole vite. E l'ammonimento del Signore ci riguarda: corriamo il rischio di parlare tanto di lui, di pregarlo, di impegnarci senza che davvero la sua presenza abiti le nostre quotidianità. Ci accorgiamo se siamo davvero credenti, se il vangelo ha scavato la nostra vita quando questa ci mette davanti a delle tempeste inattese e devastanti. Quando la malattia o il fallimento bussano alla nostra porta, allora ci rendiamo conto se la fede ha inciso o meno nella nostra speranza, se ha nutrito la nostra consapevolezza, se ha cambiato le nostre scelte. Meditiamo la Parola, ancora e ancora, perché affondi nel terreno delle nostre convinzioni e ponga fondamenta ben salde per la nostra vita, per le tante cose che costruiamo e che restano in piedi solo se poggiano su Dio... |