Omelia (28-06-2014)
Paolo Curtaz


Dopo la memoria dell'amore di Cristo, del suo cuore inteso come sorgente dei sentimenti e delle emozioni, la liturgia ci propone un'altra festa di origine devozionale, la festa del cuore di Maria. Come a dire: l'amore che Cristo ha imparato lo deve anche a sua madre. Come i genitori segnano in positivo e in negativo lo sviluppo della personalità dei propri figli, così possiamo affermare che parte del carattere umano di Gesù sia stato educato alla compassione e alla tenerezza dai suoi genitori. Ama, il Cristo, con forza e determinazione e questo amore ricade su di noi. Maria, madre dei discepoli, ci viene proposta non solo come modello per la fede, è la prima fra i credenti, ma anche come modello di amore. Un amore che educa, che si piega alla benevola volontà di Dio, che sa farsi da parte ed essere presente nel momento giusto, che attinge dalla riflessione personale la propria energia interiore. Un amore poco sdolcinato, il suo, ma concreto e fattivo, incarnato e sanguinante, come spesso diventa l'amore dei genitori per i propri figli che si cacciano nei guai. Chiediamo a Maria di insegnarci ad amare come ha insegnato a Gesù.