Omelia (03-07-2014)
Paolo Curtaz


Oggi la chiesa celebra la memoria di Tommaso, uno dei discepoli più conosciuti ma non sempre capito nella sua illuminante storia personale.
Da anni combatto un'accesa battaglia contro la semplificazione del giudizio, tanto più se il giudizio riguarda la fama di un santo come Tommaso, passato alla storia per la sua incredulità. Chi continua ad affermare questa sciocchezza non ha, evidentemente, mai letto il vangelo. La storia di una persona va letta nella sua complessità, nella sua evoluzione. E il Tommaso che troviamo nel vangelo è un fervoroso credente disposto ad andare a Gerusalemme, seguendo Gesù, anche quando l'aria che tira intorno a lui è carica di tensione e che chiede al Signore, dopo l'ultima cena, come poterlo seguire. Non stupisce, allora, la rabbia che Tommaso manifesta ai suoi amici dopo il dramma della croce. Tommaso, come abbiamo letto, è assente nel momento in cui Gesù risorto appare ai suoi e, alla testimonianza di questi, si rifiuta di credere. A loro, non alla resurrezione. Come possono essere credibili e credute persone che sono fuggite davanti alla croce? È amareggiato e deluso, Tommaso, come tutti quelli che hanno investito nella Chiesa e ne sono rimasti scottati. Ma rimane, non se va, offeso. E fa bene, perché il Signore risorto torna apposta per lui.