Omelia (15-07-2014) |
Paolo Curtaz |
Il rischio c'è, non scherziamo. Lo vedo da me, nella mia vita di evangelizzatore, di studioso della Parola. Da anni frequento il Signore, il vangelo è diventato il mio cibo quotidiano. E molti fra voi lettori, immagino, sentono di appartenere alla Chiesa, si sforzano di vivere alla luce della Parola, prestano servizio in qualche luogo nella comunità. Ma il rischio di sentirsi "a posto", arrivati, sistemati, ci colpisce tutti. Come colpisce una coppia che si è assuefatta al proprio amore. Come chi dà per scontata l'amicizia di lunga data. E invece... L'amore non coltivato, muore. L'amicizia non rinsaldata diventa stanca ed inutile. La fede che non sa meravigliarsi, invecchia. Gesù è addolorato dalla superficialità con cui viene trattato dai suoi correligionari. Certi della propria salvezza, non sanno che farsene di un ennesimo profeta, soprattutto ora che c'è il tempio... Gesù, scosso, propone come modello le città pagane che, al richiamo dei profeti, seppero convertirsi. Attenti a noi, allora, non diamo per scontata la salvezza, non pensiamo che il dono di Dio ci sia dovuto. Continuiamo a convertirci! |