Omelia (18-07-2014) |
Paolo Curtaz |
L'osservanza del sabato era una norma piena di buon senso e di profondo senso teologico. Invitare i credenti nel Dio che aveva liberato Israele dalla schiavitù d'Egitto a dedicare un'intera giornata di riposo e di festa significava ribadire la dignità e la libertà dei figli. Lo schiavo non si riposa mai, il figlio sì. Perciò questa norma definiva più di molte altre l'appartenenza al popolo e all'esperienza degli ebrei. Ma questa splendida prospettiva, come spesso accade, era lentamente scivolata nell'esteriorità. Al tempo di Gesù norme precise determinavano quanti passi si potevano compiere in giorno di sabato (!) e quali attività erano concesse. Gesù, che si dimostra conoscitore esperto della storia della Bibbia, cita un episodio riguardante il re Davide e richiama i suoi uditori, e noi, ad andare all'essenziale. Se una norma fatta per dare gloria a Dio finisce col mortificare il bene, qualcosa non funziona. Più volte, nella sua predicazione, Gesù si dovrà confrontare duramente contro l'accusa da parte dei farisei di operare delle guarigioni in giorno di sabato. Anche per noi vale lo stesso ammonimento: al centro di ogni norma ci deve essere la misericordia. |