Omelia (19-07-2014) |
Paolo Curtaz |
La disputa sul sabato, a sentire Matteo, è la goccia che fa traboccare il vaso: i farisei, i devoti del tempo, i pretoriani della fede, i pii di Israele, i migliori, decidono di far uccidere Gesù. Non è possibile convincere il Nazareno dell'enormità delle proprie affermazioni: tanto vale ucciderlo. E Gesù che fa? Fugge preoccupato di tanto astio? Organizza una qualche protesta e difesa? No, macché. Si lascia commuovere dalla sofferenza delle persone e guarisce tutti, come precisa il pubblicano divenuto discepolo. Raccomanda solo di tacere le guarigioni per non gettare benzina sul fuoco... Che tenerezza, che compassione! Gesù non vede il pericolo, non pensa a difendersi, vuole più bene alle persone che alle proprie ragioni. La folla, stupita da tanto altruismo, commossa da tanta generosità, pensa subito alle profezie che si realizzano, ai tempi messianici che si manifestano. Che stupore! Che compassione! Anche noi restiamo stupiti dal suo amore costruttivo e concreto! Diventiamo discepoli di questo Signore che si mette in gioco, che non bada ai pericoli che corre e alle critiche che lo sovrastano ma che mette la tenerezza di Dio al di sopra di tutto. |