Omelia (29-07-2014)
Paolo Curtaz


La povera Marta, come altri personaggi del vangelo come Tommaso o Giuda, è passata alla storia in conseguenza al brano che abbiamo appena letto. Gesù andava volentieri a Betania, in casa dei fratelli Marta, Maria e Lazzaro e lì si intratteneva per avere un po' di pace famigliare. La cena di cui parla Luca è stata interpretata dai cristiani come una contrapposizione fra due modi di intendere la fede: quella operativa e trafficona, rappresentata da Marta, e quella contemplativa e orante, rappresentata da Maria. E visto che i commenti al vangelo li hanno sempre fatto gli oranti, indovinate com'è finita? Gesù non contrappone affatto le due sorelle ma invita il discepolo ad imitarle. Oggi, allora, rendiamo onore all'operosità di Marta che si è data da fare per mettere nel piatto qualcosa da mangiare. Evviva la mistica, certo, ma evviva anche la "mastica" che concretizza il bene! E tiriamo fuori la "Marta" che c'è in noi, lavorando, impegnandoci, rimboccandoci le maniche, dedichiamo del tempo all'annuncio e qualche piccolo servizio alla comunità senza "marte" la Chiesa evapora...