Omelia (07-08-2014)
Paolo Curtaz


Ha osato, Pietro. Come nessuno fra loro ha mai osato. Affermare che Gesù è il Messia significa dimenticare tutto quello che si diceva in sinagoga, mettere fra parentesi le attese dei suoi amici, la rabbia malamente contenuta dei nazionalisti. Certo, si aspettava il Messia, un nuovo re Davide che avrebbe ucciso il Golia romano. Un Messia guerriero, muscoloso, determinato e vendicativo. Cosa c'entra il Nazareno? Le sue umile origini? La sua predicazione in cui parla di perdono e compassione, di misericordia e accoglienza? Pietro ora rischia, e fa bene. È proprio come immagina, come non appare: attraverso la pace Dio affermerà la sua potenza, grazie all'obbedienza di un servo sofferente si imporrà la sua regalità. Bravo Pietro, complimenti! Gesù ora lo rassicura, gli chiede di accompagnare gli altri suoi compagni in questo percorso. E Pietro si prende troppo sul serio: appena Gesù osa andare oltre e parla della sua determinazione, egli lo prende da parte, vuole insegnare a Dio come si fa a salvare il mondo... proprio come facciamo noi, a volte. Se riconosciamo che Gesù è il Cristo non possiamo poi pretendere che lo sia come vogliamo noi!