Omelia (11-08-2014)
Paolo Curtaz


Gesù parla della sua morte. La vede all'orizzonte, la sente arrivare, capisce che le cose stanno precipitando. E ne parla ai suoi, a coloro che, in teoria, dovrebbero stargli accanto e che invece, spaventati, non capiscono, sono assenti, lontani. In questo contesto Gesù viene coinvolto in una situazione paradossale, una disputa ingannevole: gli ebrei nazionalisti si rifiutano di pagare la tassa al tempio, un siclo da versare ogni anno ai sacerdoti. Tante le ragioni di tale rifiuto: un po' per populismo (nessuno ama mai pagare le tasse!), un po' per protestare contro la gestione del rinato tempio, finito nelle mani di alcuni voraci famiglie sacerdotali, o forse per spingere i sadducei, da cui proveniva la maggior parte della classe dirigente, e che collaboravano con i romani, a spezzare il legame con questi ultimi. Da che parte si schiera il profeta galileo? Fra gli obiettori fiscali? I collaborazionisti? Gesù ha ben altro nella testa, e nel cuore, eppure accetta la sfida e paga per sé e Pietro. Ben altro prezzo sta per pagare sulla croce ma ci indica un percorso di cittadinanza e di correttezza: i figli del Regno pagano le tasse.