Omelia (30-08-2014) |
Paolo Curtaz |
Cinque talenti. Tre. Uno. Talenti consegnati ai servi dal padrone. Padrone folle, aggiungo io. Un talento è un'unità di misura imbarazzante: oltre venti chili d'oro. Quindi centinaia di migliaia di euro dati ad ognuno. Non ad una banca o a un uomo d'affari ma ai proprio servi. Gesù ci dice qualcosa di straordinario: ci ha riempiti di preziosità, siamo colmi di valore. E noi che passiamo il tempo a lamentarci, a fuggire la realtà rifugiandoci in improbabili sogni, a consumarci nell'invidia e nella rabbia! Noi che pensiamo di non valere nulla o di non avere avuto delle possibilità, che rischiamo di seppellire il dono che siamo senza renderlo dono per gli altri! Siamo preziosi non perché straordinariamente capaci ma perché amati. E sta a noi scoprire in cosa consiste il nostro talento: forse nell'ascolto o nella pazienza, o nel buonumore. Tutti abbiamo un dono da scoprire, non da sotterrare sotto metri di depressione e sensi di colpa! Tutti abbiamo risorse da mettere in gioco per il bene comune, per far crescere la Chiesa e l'umanità. Scopriamo, allora, il nostro talento e mettiamoci in gioco! |