Omelia (03-09-2014)
Paolo Curtaz


Non è più la sinagoga il luogo della predicazione e dell'annuncio, ma la casa. La casa abitata da chi, guarito, si mette a servire. Non è più la sinagoga il luogo della predicazione e dell'annuncio, ma la soglia, la piazza. Luogo abitato da un'umanità ferita e dolente che chiede compassione e guarigione. E li ottiene. Non è più la sinagoga il luogo della predicazione e dell'annuncio, ma il deserto. Silenzio che permette di incontrare Dio nella solitudine e nella preghiera, nella meditazione e nella lettura. Non è più la sinagoga il luogo della predicazione e dell'annuncio ma paesi lontani. Perché la Parola non si adagi, non si sclerotizzi, non si abitui alla quotidianità e alla banalità. Perché il discepolo resti sempre pronto a partire, divorato dal desiderio di dire ad ogni uomo il volto bello di Dio. Smettiamola, allora, di considerare la sinagoga, lo spazio sacro, come luogo unico o, perlomeno, privilegiato dell'incontro. Gesù, col suo esempio, ci indica una strada completamente nuova, diversa, inattesa. Allora anche la casa, la piazza, il deserto ed ogni luogo possono diventare, in Dio, luoghi santi.