Omelia (06-09-2014) |
Paolo Curtaz |
I criticoni ci sono sempre, in ogni contesto. Ma sembrano fiorire rigogliosamente in alcuni ambienti, fra cui quello cattolico. Nelle parrocchie, nei movimenti, nei gruppi... ci sono sempre persone che si arrogano il diritto di criticare, di giudicare, di condannare. Sempre con estrema umiltà e cristiana rassegnazione, ovvio! Si sentono investiti da una missione divina che li spinge a difendere Dio ad ogni costo. Segretamente convinti del fatto che Dio li ammiri per tanta fatica. Così i criticoni di Gesù si appellano alla sua presunta anarchia, al fatto che egli ignori le tante prescrizioni (di tradizione umana ma attribuite a Mosè!) che, secondo loro, ogni devoto avrebbe dovuto rigorosamente rispettare. E Gesù li coglie in fallo: citando un episodio narrato dalla Scrittura cui loro si appellano per giustificare la propria rigidità normativa, racconta di quando Davide, in fuga da Saul, si nutrì, lui e i compagni, dei pani consacrati in un santuario. Insomma: anche la regola più stretta ha le sue eccezioni e Gesù restituisce loro pan per focaccia. Stiamo attenti a non fare gli stessi errori! |