Omelia (06-10-2014)
Paolo Curtaz


Siamo tutti disposti a discutere di religione. Soprattutto se, come noi, abbiamo qualche cartuccia nel fucile, se da anni frequentiamo preti e parrocchie, se abbiamo fatto qualche corso di spiritualità o cose del genere. Allora diventiamo dei draghi nel discutere di catechesi o di pastorale, dei limiti dei preti e dei vescovi e di cosa dovrebbe fare la Chiesa per scrollarsi di dosso il peso della storia. E se ci capita di incontrare qualcuno in ricerca o disposto ad ascoltare ecco che sfoderiamo le nostre capacità di evangelizzazione. Ma sempre e solo in teoria. La teoria che nutre le riunioni, che allunga i tempi, che contrappone le posizioni. Teoria che nutre le lunghe dispute rabbiniche su come organizzare i tanti precetti da rispettare. Teoria che il dottore della legge conosce bene e che vuole sfoggiare davanti al falegname improvvisatosi profeta. La questione che pone era una di quelle classiche dibattute con i rabbini. E Gesù risponde a modo, secondo la prassi più diffusa. Ma si tratta pur sempre e solo di teoria. Allora Gesù scende nel dettaglio, stana il religioso: tu cosa faresti? Dio fa così: ci obbliga a rendere concreta la teoria.