Omelia (23-10-2014)
Paolo Curtaz


Da dove la visione stereotipata di una fede che anestetizza, che imbambola, che spegne? Una fede che non fa del male a nessuno, che placa le coscienza, che ottunde il pensiero? Da dove viene quella visione perbenista e paciera del cattolicesimo? Non dal vangelo, certamente. Non da questo vangelo. Vangelo che inquieta, che si vorrebbe cancellare, che si relegherebbe volentieri nelle pagine eccessive. Quindi Gesù è venuto a portare il fuoco sulla terra, leggete bene. Un fuoco che consuma, che divora, che illumina, che riscalda. Non una tisana tiepida per far passare il raffreddore! Un fuoco di passione che spezza i finti legami, che ridimensiona gli idoli della cultura e dell'inconscio. Un fuoco che non si estingue. Siamo talmente abituati a vivere una fede senza sussulti, senza emozioni, che ci scordiamo del fatto che la nostra appartenenza a Cristo nasce da un incontro strabiliante, pieno di amore, di fascinazione! Lasciamolo divampare questo fuoco, lasciamo che tutti ci prenda e ci consumi, che tutto ci avvolga! Allora la nostra anima diverrà una torcia che illumina chi ci sta accanto!